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La flat tax si restringe e la Lega si consola: "Saniamo anche l'Iva"

L'aliquota al 15% solo fino a 60mila euro Bitonci prova ad allargare la «pace fiscale»

La flat tax si restringe e la Lega si consola: "Saniamo anche l'Iva"

La flat tax si restringe sempre più mentre la pace fiscale si allarga fino a includere i contenziosi sull'Iva, che erano esclusi per i problemi che una sanatoria di questo tipo può sollevare nei rapporti con l'Ue.

La riforma fiscale sarà il piatto forte della Lega nella sessione di bilancio insieme a quota 100 sulle pensioni. Per questo ieri il sottosegretario al Tesoro Massimo Bitonci ha annunciato che tra le ipotesi alle quali sta lavorando il governo c'è anche una «soluzione per l'Iva». L'imposta è materia europea. Una sanatoria potrebbe incorrere nel no di Bruxelles. Per convincere l'Ue Bitonci pensa a un sistema che preveda l'incasso di tutta l'Iva dovuta, a differenza degli altri tributi per i quali sono previste solo sanzioni e interessi.

Materia di trattativa con il Movimento cinque stelle che vorrebbe limitare al massimo la portata della pace fiscale. Alla Lega, dopo le trattative degli ultimi giorni è toccato digerire qualche sconfitta sul fronte fiscale.

In particolare sulla flat tax. Non solo non sarà la tassa piatta sui redditi delle famiglie, come da programma del centrodestra unito. Anche la versione depotenziata gialloverde, valida solo per le partite Iva, sarà limitata a 60mila euro. Nella prima versione c'era una seconda aliquota per i ricavi da 60 a 100mila euro, scomparsa nelle ultime bozze.

Anche nella versione originaria, la riforma fiscale non era esente da problemi.

Alcuni messi in risalto dai commercialisti. «Un sistema che si limita ad ampliare la soglia di fatturato del regime dei minimi» per Massimo Miani, presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, è «altamente distorsivo, perché crea il paradosso di premiare, anche a parità di fatturato, le partite Iva che non si aggregano, che non investono e che non assumono, penalizzando invece quelle che fanno anche una soltanto di queste tre cose importantissime affinché le attività crescano e con esse l'economia».

In sostanza sono escluse le partite Iva che già sono sotto la soglia ma risultano anche socie di società e associazioni professionali oppure utilizzano beni strumentali per un valore superiore a 20.000 euro o sostengono spese per dipendenti e collaboratori in misura superiore a 5.000 euro annui.

Limiti che restringono la platea degli interessati. Il regime forfettario al 15% è stato introdotto dal governo Renzi e utilizzato «da 935.406 partite Iva nel 2016», sempre secondo i dati dei commercialisti.

La riforma fiscale del governo gialloverde allarga la platea a circa 500mila partite Iva nella migliore delle ipotesi.

«In realtà meno, 300-350mila, perché alcuni sforano gli altri parametri su aggregazioni e costi. Se davvero questo è il primo passo di flat tax non basteranno 76 anni per completarla a tutti i 40 milioni di contribuenti», ironizza Enrico Zanetti, ex viceministro e commercialista.

Il governo non ha molto tempo per correggere la rotta. Le misure fiscali, compresa la pace fiscale e il «carcere per gli evasori» annunciato dal vicepremier Luigi Di Maio, non saranno nella legge di Bilancio, ma in una decreto fiscale che il governo varerà nei prossimi giorni. Entro la fine del mese.

Anche perché conterrà misure che costituiranno coperture della prossima legge di Bilancio. Dovrebbero trovare spazio nel provvedimento anche il disinnesco degli aumenti delle accise sui carburanti. Possibile che nel provvedimento ci sia anche la proroga della procedura di vendita di Alitalia, e un pacchetto di semplificazioni sulla fatturazione elettronica e la riduzione dei registri cartacei per i pagamenti dell'Iva.

Ma anche in questo caso, è possibile un conflitto con l'Ue.

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