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Dal frullatore ai consigli della mamma. Il ritorno di Bersani in versione Crozza

Fra battute, citazioni e metafore, l'ex segretario chiede di votare nel 2018

Dal frullatore ai consigli della mamma. Il ritorno di Bersani in versione Crozza

Roma - Al tronfio Gigi Di Maio che ignora l'esistenza del congiuntivo, e per questo querela tutti, preferiamo un sano Pier Luigi Bersani in versione Crozza che il problema non se lo pone proprio. L'italiano e i suoi derivati lui li macina. Ma, a differenza del grillino rampante, riesce a regalare emozioni d'altri tempi come faceva Trapattoni. Emozioni analogiche, emozioni pane e salame. Tanto per gradire, messaggio a Renzi, frena sulle elezioni anticipate e sul congresso lampo. Il congresso deve essere congresso e si farà a giugno. Nel frattempo apre all'altro Matteo, ri-lanciando lo slogan leghista «Prima l'Italia». Chiamale se vuoi, emozioni.

Ma il Bersani che parla alla direzione Pd è tutto nuovo, parla «da Bersani - puntualizza - e non più da bersaniano, perché è arrivato il momento di lassiare perdere lizzi e frazzi, non fare le sibille e arrivare al dunque». Siamo tutt'orecchi. Attacca deciso: «Lasciare la spada di Damocle sul nostro governo è un errore madornale, non possiamo permettere che il governo si dimetta in streaming, ma che scherziamo?».

Vorrebbe replicare a Renzi, vorrebbe. «Ma il passaggio è serio e io salto su un altro registro. Vorrei provare a vedere se, a prescindere da questi tre anni, noi a questo tornante troviamo qualcosa che ci tenga assieme, lo troviamo?». La sfida a Matteo e a tutto quello che gli gira attorno è partita. Nell'attesa che lui faccia un tweet che dia nuova serenità, Pier Luigi azzarda pronostici di senso compiuto, quasi a voler terrorizzare i presenti: «Ragazzi, dopo aver conquistato mezza Europa la destra sta entrando nel senso comune degli italiani, sta diventando egemonia, guardate che arriva». Insiste: «Il lavoro è diventato vago, ricattato, umiliato. Se noi non decliniamo l'agenda con i nostri valori, ragazzi questi arrivano. Se conosciamo l'Italia sappiamo che questa roba qui ce l'abbiamo sotto i piedi...».

Finita con l'uomo nero si ripiomba nel criptico andante: «Noi, anche qui, aver creato messaggi sfidanti non va bene, possiamo lassiare un punto interrogativo sulle sorti di un nostro governo? Così mettiamo l'Italia nei guai». E quindi? «Quindi propongo di andare a votare nel 2018 e di garantire la conclusione naturale della legislatura. Noi veniamo dopo il Paese».

E, per arginare grillini e destra piombante, il piano è il seguente: «Noi prima di arrivare al congresso dobbiamo fare due cose, altrimenti facciamo il congresso del solipsismo. La prima è appassionare mondi più vasti per battere la destra. La seconda è che dal punto di vista organizzativo non stiamo messi benissimo». Cerca di essere più preciso, di arrivare al dunque e si rivolge alla platea: «Dalle regionali alle amministrative al referendum è successo qualcosa di importante che merita attenzione, un pezzo della nostra gente si è allontanato da noi. È vero o no che una parte di popolo non ci sopporta?». Ecco, appunto. «Abbiamo il problema di avere il tempo necessario per creare un clima congressuale - continua Bersani-. Se dovessimo decidere diversamente, cotto e mangiato, si apre un problema serio. Chi governa si mette a servizio, non mette il Paese in un frullatore». E, prima di andar via, cita certa saggezza materna: «Mamma diceva chi ha più buon senso ce lo metta, che ne abbiamo davvero bisogno».

Lui, a suo modo, ci si sta impegnando.

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