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La guerra di Libia sta finendo. E l'Italia adesso manda i soldati

Con la battaglia di Sirte ormai agli sgoccioli arrivano 65 medici e 235 parà. I libici: "Dovevate muovervi prima"

La guerra di Libia sta finendo. E l'Italia adesso manda i soldati

L'Italia sbarca in Libia con un ospedale militare da campo e 235 parà della Folgore oltre all'appoggio di una nave da guerra della flotta di Mare sicuro, un velivolo di trasporto e droni per la sorveglianza dal cielo. Una «missione umanitaria» a Misurata, ma con il colpo in canna. Nonostante le dichiarazioni del ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che ieri ha illustrato l'operazione alle Commissioni esteri e Difesa del parlamento. «Non è una operazione militare travestita da umanitaria. Anche ad Amatrice i nostri militari sono andati a fare una missione umanitaria, non un'operazione militare - sostiene Pinotti -. Così in Libia non andremo a fare altre cose». A parte che un terremoto non è una guerra, la missione risulta un po' tardiva, come denunciano i libici che combattono le bandiere nere a Sirte. La battaglia è alla resa dei conti finale. I più gravi dei 2500 feriti dei quattro mesi di combattimenti sono stati evacuati in Tunisia e Turchia.

E per i militari italiani non mancano i rischi di attacchi terroristici delle cellule sopravvissute del Califfato. Per non parlare della prossima guerra, dopo la caduta di Sirte, che rischia di essere contro il generale Khalifa Haftar, bizzoso alleato dell'Occidente. Nel fine settimana ha occupato i terminali della mezzaluna petrolifera della Cirenaica. Le katibe, le brigate combattenti di Misurata, la Sparta della Libia dove installeremo l'ospedale da campo, lo odiano. Lo stesso ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha condannato ieri, davanti ai parlamentari, le operazioni di Haftar «condotte da miliziani prevalentemente di nazionalità sudanese e del Ciad» che «rischiano di avere un effetto destabilizzante».

Però la missione Ippocrate è anche un astuto cavallo di Troia, «che permette all'Italia di essere la prima nazione europea a sbarcare ufficialmente in Libia, non con missioni segrete dei corpi speciali» sottolinea una fonte militare de il Giornale. L'operazione prevede di installare un ospedale da campo nella base dell'aeronautica militare di Misurata. In gergo è un Role 2 con 65 infermieri e medici, in gran parte provenienti dal Celio, il grande nosocomio militare di Roma. Il Role 2 può ospitare un massimo di 50 pazienti, ma è in grado di stabilizzare i feriti con interventi chirurgici in sale operatorie da campo. La cornice logistica e di sicurezza verrà garantita da 235 paracadutisti del 186° reggimento Folgore di stanza a Siena. La forza di protezione è composta da 100 parà. «Nei mesi precedenti avete evacuato forse una cinquantina di feriti su 2500. Adesso mandate un ospedale quando la guerra di Sirte è praticamente finita. Ci serviva prima» spiegano alti ufficiali dell'operazione Al Bunian al Marsus, che sta debellando la «capitale» delle bandiere nere in Libia. L'anonimato è d'obbligo per i buoni rapporti con l'Italia. Dalla Difesa replicano: «Abbiamo fatto il prima possibile. La richiesta ufficiale del governo di Fayez el Serraj (appoggiato dall'Onu, nda) è arrivata l'8 agosto. Il 15 e 23 abbiamo inviato del personale in ricognizione ed il Parlamento riapre a settembre». L'operazione sarà comandata sul campo da un generale degli alpini. L'alto ufficiale verrà scortato dai Ranger del 4° reggimento Monte Cervino. Alpini paracadutisti, che fanno parte delle forze speciali. Un veicolo da trasporto C 127 J sarà pronto ad evacuazioni mediche e non dalla base aerea di Misurata. I droni garantiranno la sorveglianza dal cielo dell'ospedale e del contingente.

I senatori grillini hanno alzato le barricate: «Appare evidente che dietro la dicitura operazione umanitaria si nasconde, in realtà, un intervento militare dell'Italia in Libia mai autorizzato dal Parlamento e più volte negato dallo stesso Renzi».

La minaccia più prevedibile per i militari italiani sono le dogma, come i libici chiamano le autobombe lanciate come arieti dai kamikaze al volante. Misurata dista oltre 200 chilometri dalla prima linea, ma cellule dormienti delle bandiere nere sono annidate in molte città libiche, pronte a vendicarsi della caduta di Sirte. Ieri le Commissioni Difesa ed esteri del Parlamento hanno votato una risoluzione per il via libera all'operazione Ippocrate. La missione partirà nei prossimi giorni.

L'ospedale da campo e i parà saranno pienamente operativi in Libia nel giro di tre settimane.

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