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Minacce di morte a Di Maio. I grillini scoprono l'odio sociale

Solidarietà al ministro dai Cinque stelle, ma sono stati proprio loro a sdoganare insulti e aggressioni sul web

Minacce di morte a Di Maio. I grillini scoprono l'odio sociale

È il boomerang. Come nelle gag di qualche vecchio cartone animato, come la scena di un film di Bombolo con «er coso delle fettuccine» che torna indietro e ti colpisce tra capo e collo non appena lo hai lanciato in aria. E ci sarebbe da ridere se non stessimo per parlare di un fatto grave. Si tratta delle minacce arrivate al ministro degli Esteri ed ex leader grillino Luigi Di Maio da uno dei tanti hater che pirateggiano nel web. «Ti vogliamo morto», scrive l'account Twitter registrato con il nome di Carla. «Dovete morire tutti» e infine «ti vogliamo morto insieme a tutti i napoletani». La solidarietà, naturalmente, è unanime. I pentastellati sono i primi a indignarsi per il clima d'odio. «Gli attacchi via social di queste ore a Luigi Di Maio sono vergognosi e inaccettabili. Forza Luigi!», scrive il ministro della Pa Fabiana Dadone. «Non saranno certo le minacce a fermare il tuo impegno e la tua azione di governo», twitta il viceministro dell'Economia Laura Castelli. «Le minacce e le intimidazioni non ti fermeranno, continua con la forza che ti ha contraddistinto fino ad oggi!» si unisce al coro il vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri. Tutto il Movimento ha reagito alle minacce con un post o un tweet.

Però non si può non pensare al modus operandi del partito di cui fa parte la vittima di giornata. Haters e shitstorm (tempesta di m**** sul web) sono termini utilizzati nelle cronache politiche a partire dall'entrata in scena dei Cinque Stelle fondati da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Sono molti i casi di gruppi di utenti social di fede grillina beccati a insultare l'avversario dietro la tastiera del pc. Ad esempio c'è il regista Paolo Virzì che in passato aveva ammesso di votare per il M5s, salvo poi pentirsene. Bersagliato dalla pioggia di escrementi virtuali prima nel 2017, infine nel 2018 dopo alcune critiche all'ex sindaco grillino di Livorno Filippo Nogarin. «Ho paura dei 5 Stelle, hanno augurato la morte a me e ai miei figli» aveva detto due anni fa. Dopo qualche mese rilascia un'intervista al Foglio e di nuovo giù insulti dalla claque dei social. Ad agosto dell'anno scorso una consigliera municipale del M5s a Genova aveva evocato l'immagine di un Salvini «a testa in giù». Gli episodi non si contano. E spesso le vittime sono gli eletti grillini che vengono espulsi o che lasciano il M5s. Come la deputata Rachele Silvestri, fuoriuscita a gennaio dal M5s, bombardata da minacce su Fb, tra cui l'immagine di un impiccato. Ma il precursore del linguaggio d'odio è Beppe Grillo. Negli anni il Fondatore ne ha sparso dappertutto. Da «odio l'Europa» a «odio la sinistra». Fino a «odio i velisti» e «odio il turismo di massa». E poi i giornalisti: «Manipolatori», «leccaculini» da mangiare e vomitare. Sempre sullo stesso tema Di Battista ha provato a fare peggio del maestro: «Pennivendoli» e «puttane». Non c'è avversario che non sia stato offeso da Grillo o almeno da un grillino. Renzi, Berlusconi, Bersani, Monti, Salvini e Meloni. Tutti nella rete dell'odio. Da ricordare gli insulti, rivelati dal Giornale a ottobre 2019, distribuiti in passato a destra e a manca sul web dall'ex ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti, uscito dal M5s a dicembre di un anno fa.

Intanto Di Maio ieri non ha risposto e ha provato a volare più alto.

Dopo le polemiche sulla vendita di due fregate italiane all'Egitto, alla Camera ha annunciato un nuovo «incontro di persona tra i procuratori di Roma e del Cairo» per fare luce sulla morte di Giulio Regeni «dopo circa un anno di silenzio».

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