Cronache

"Silvia ceduta ai somali". Gli arresti salgono a venti

Da ieri gli 007 dell'antiterrorismo affiancano la polizia: «Il blitz era stato pianificato da tempo»

"Silvia ceduta ai somali". Gli arresti salgono a venti

I servizi dell'antiterrorismo kenyota stanno affiancando da ieri la polizia locale nelle ricerche di Silvia Romano, la 23enne cooperante milanese rapita martedì scorso da uomini di Al Shaabab. La notizia è stata confermata da fonti del ministero degli Interni di Nairobi e il repentino cambio di strategia nelle indagini nasce dal timore che la giovane possa essere stata trasferita dai suoi aguzzini in Somalia. Secondo l'intelligence di Nairobi, è proprio nell'area di confine, all'altezza di Rassini, località somala del Basso Juba, che i militanti islamici hanno impiantato nuove basi operative, dalle quali non solo stanno sferrando ripetuti attacchi contro l'esercito kenyota ma che adibiscono a prigione degli ostaggi occidentali. Qualcosa del genere era accaduto negli anni scorsi con i rapimenti della turista britannica Judith Tebbutt, di quella francese Marie Didieu e delle cooperanti spagnole Montserrat Serra Ridao e Blanca Thiebaut, tutte sequestrate in Kenya dagli Al Shaabab e trasferite nel sud della Somalia in attesa del pagamento del riscatto. Secondo una prassi ormai consolidata, gli ostaggi vengono venduti più volte a gruppi diversi, fino ad arrivare, in una logica di controllo del territorio, nelle mani dell'organizzazione legata ad Al Qaeda. Il rapimento di Silvia Romano sarebbe stato pianificato a Eastleigh il quartiere somalo di Nairobi, chiamato anche «la piccola Mogadiscio».

All'apparenza è un immenso mercato dove si vende di tutto, persino televisori, cellulari e computer, ma nel quartiere ha sede la «Moschea della Sesta Strada», conosciuta come la più oltranzista, covo di miliziani di Al Shaabab e di loro simpatizzanti.

Da Eastleigh proveniva Said Abdi Adan, l'uomo che sabato scorso è arrivato a Chakama assieme a due complici per affittare una casa a pochi passi dalla sede dell'Ong Africa Milele, dove viveva e lavorava Silvia. Il loro incarico, lo ricordiamo, era quello di tenere sotto controllo la situazione, tentando di valutare il momento propizio per rapire la giovane.

Nel frattempo la polizia ha annunciato altri sei arresti, portando a venti il numero delle persone fermate.

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