Carabiniere ucciso

Carabiniere ucciso, il giallo: "Eravamo in bermuda e senza pistola"

Le informative dei carabinieri e le indagini della procura sulla morte di Mario Cerciello Rega a Roma

Carabiniere ucciso, il giallo: "Eravamo in bermuda e senza pistola"

C'è ancora un giallo, non chiarito, sulla morte di Mario Cerciello Rega. Un dettaglio forse irrisorio, ma che fa comunque discutere. Dato per certo che il carabiniere ucciso a Roma si sia presentato all'appuntamento con Finnegan Elder Lee e Natale Hjor senza la pistola di ordinanza, resta da capire se il collega Andrea Varriale la avesse oppure no. Secondo il Comando provinciale sì, visto che l'arma sarebbe stata prelevata da chi di dovere per le verifiche del caso. Secondo quanto emergerebbe dalle carte dell'inchiesta, invece, anche l'altro militare sarebbe stato disarmato quando i due americani li hanno aggrediti e accoltellati in zona Prati a Roma.

La ricostruzione

Gli investigatori stanno ancora cercando di ricostruire nei dettagli cosa sia successo la notte tra il 25 e il 26 luglio. Tutto inizia poco dopo la mezzanotte. Il maresciallo Mauro D'Ambrosi avverte Varriale della presenza dei due americani alla ricerca di droga insieme a Brugiatelli. "Se dovesse esserci qualche movimento, chiamami subito che arrivam...caricamm rint a machina a ci purtamm!", scrive Varriale al collega in un sms riportato da Repubblica. D'Ambrosi segue i tre sospetti fino a Piazza Mastai, dove avviene il primo scambio. A cedere la "droga" (in realtà tachipirina) è Italo Pompei, un "amico" di Brugiatelli. A quel punto D'Ambrosi prova a fermarli, ma gli americani scappano rubando il borsello a Brugiatelli.

Brugiatelli non era un informatore

Il primo dubbio sorto in questi mesi sulla vicenda è questo: Brugiatelli era un informatore dei carabinieri? Secondo quanto scrive Repubblica, no. Perché "dai tabulati che coprono tutto il 2019 non emerge mai alcun contatto tra lui, Cerciello e Varriale". E lo stesso vale per Italo Pompei. Brugiatelli, comunque, si rivolge ai carabinieri per recuperare il borsello. Altro dubbio sorto nei mesi scorsi: Varriale e Cerciello erano in servizio oppure no? Qui le versioni sono ancora discordanti: secondo Repubblica, nell'informativa del Nucleo operativo dei carabinieri è precisato di sì. Esisterebbe infatti un ordine di servizio della centrale operativa che obbligaVarriale e Cerciello ad occuparsi del borsello rubato: "C'è la pattuglia di Monteverde che sta a Piazza Belli - spiega un appuntato a Cerciello alle 2.34 - stanno parlando con una persona a cui hanno rubato la borsa. Gli stanno a chiedere i soldi per farsela ridare, se si combina l'appuntamento ci vai te".

I dubbi sulla pistola

Secondo il Corriere, però, ci sarebbero alcune stranezze: innanzitutto sul luogo dell'omicidio sarebbero stati ritrovati vicino al corpo di Rega "un marsupio che all’interno aveva alcune chiavi, un mazzo di carte, due banconote, alcune monete e un cellulare". Il fatto è che non ci sarebbero né placche né i tesserini che, stando all'ordinanza, i due carabinieri avrebbero mostrato ai due americani per qualificarsi. Dove sta la verità? C'è poi la questione della pistola di Varriale. Per gli avvocati della difesa si tratta di "un punto chiave della storia". Il comando ha assicurato che il militare l'avesse, ma il Corriere sostiene che "di fronte ai magistrati coordinati dal procuratore reggente Michele Prestipino, Varriale è stato costretto ad ammettere: 'Anche la mia pistola era nell’armadietto. Eravamo in borghese con bermuda e maglietta e l’arma si sarebbe vista'". Tesi diversa da quella riportata da Repubblica, che invece - citando l'informativa del Nucleo investigativo dei Carabinieri di via Inselci e depositata alla procura di Roma - assicura che Varriale avesse con sé l'arma. E diversa anche da quanto dichiarato sia dal Comando che dai colleghi.

I carabinieri e l'ordine di servizio

I due carabinieri erano dunque in servizio? A confermare il fatto non c'è solo l'ordine di servizio, ma anche dalle telecamere della caserma Farnese. Perché allora si sarebbero presentati in bermuda e disarmati? Erano in borghese e ad oggi la spiegazione più logica è quella ricostruita dal Giornale.it e confermata da molti appartenenti alle forze dell'ordine: la pistola di ordinanza è troppo grande per essere nascosta quando non si è in divisa.

I messaggi proccupati

L'informativa dei carabinieri ricostruisce poi quanto successo intorno alle 3 di notte. I due americani dopo aver telefonato a Brugiatelli per organizzare il ricatto tornano in hotel. A quel punto Natale sarebbe uscito dal Meridien per trovare il luogo giusto per lo scambio. Esce con la felpa e si gira attorno "allo scopo di individuare telecamere". All'appuntamento però invece del derubato si presentano i due carabinieri. Alle 3.13 Varriale scrive a Cerciello un Whatsapp: "Stai attento, potrebbe essere un diversivo. Magari è un altro posto".

Il resto è purtroppo noto.

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