Cronaca locale

Il degrado della campagna romana, la Valle Galeria è una discarica a cielo aperto

La Valle Galeria, all’estrema periferia ovest della Capitale, è letteralmente assediata dall'immondizia e non c’è strada, vicolo o anfratto dove non svettino cumuli di rifiuti di tutti i tipi

Il degrado della campagna romana, la Valle Galeria è una discarica a cielo aperto

Inquinamento, degrado e miasmi. Le condizioni della Valle Galeria sono da incubo. Già dalla via Portuense, all’altezza di Casetta Mattei, iniziano a comparire le prime mini discariche abusive a bordo strada. È solo un assaggio di quello che c’è nel cuore della Valle. Questa porzione di agro romano, all’estrema periferia ovest della Capitale, è letteralmente martoriata da una costellazione di discariche a cielo aperto. Non c’è è strada, vicolo o anfratto dove non svettino cumuli di immondizia di tutti i tipi: indumenti, elettrodomestici, materiali di risulta, vecchi sanitari e pannelli di eternit.

“Pensare che siamo venuti ad abitare qui perché volevamo far crescere i nostri figli a contatto con la natura”, dice Daniele Galassi, vicepresidente del comitato di quartiere Ponte Galeria, mentre indica la distesa d’immondizia che lambisce una delle tante strade fantasma dell’XI Municipio. Siamo in via Vescovali “un’ex strada interpoderale che non è mai stata presa in carico dall’amministrazione e dove di conseguenza l’Ama non passa, quindi è inutile persino fare le segnalazioni”. Qui neppure l’installazione delle telecamere è riuscita a persuadere gli zozzoni che a tutte le ore vengono a scaricare materiali ingombranti da macchine e furgoni. “Il territorio – racconta Galassi – lo dobbiamo sorvegliare noi residenti, personalmente mi è capitato in più di un’occasione di dover intervenire per scoraggiare gente che stava sversando”.

Ma il caso più eclatante è quello della bretella che collega via di Muratella con via di Ponte Galeria. Cinquecento metri di degrado e squallore che corrono tra aziende agricole e maneggi. È una strada senza nome perché chi l’ha costruita l’ha fatto abusivamente. “È stata voluta dalla precedente amministrazione municipale che, come spesso accade a Roma, ha completato i lavori senza portare a termine tutte le pratiche burocratiche”, racconta Claudio Fetoni, presidente del Comitato di quartiere Castel Malnome. In poche parole non è mai stata collaudata e, anche in questo caso, il Comune non l’ha ancora presa in carico. In compenso, però, è diventata la mecca dello sversamento illecito di rifiuti e quando tira il vento emana un odore acre e pestilenziale. Così, alla fine, un nome se lo è conquistato. Per gli abitanti della Valle è la “strada della vergogna”.

Tutto questo accade in un territorio già saturo di impianti inquinanti che per più di 40 anni ha dovuto convivere con la discarica di Malagratta, chiusa nel 2013 e mai bonificata. Secondo un’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico e dal Nucleo Investigativo del Gruppo Forestale di Roma la mancata gestione del percolato prodotto dall’impianto negli anni di attività avrebbe causato un impatto ambientale devastante e contaminato persino le falde acquifere. “Qui ci sono anche due Tmb, un ex deposito di idrocarburi, una raffineria, diverse cave e un ex inceneritore di rifiuti ospedalieri e farmaci scaduti che nel 2014 a causa della pioggia è pure strabordato spargendo sacche di sangue e siringhe nei campi coltivati”, ricorda Galassi inorridito. “Noi – aggiunge – ci sentiamo perseguitati”.

Come se non bastasse lo spettro di una nuova discarica destinata ad accogliere inerti ed amianto aleggia ormai da tempo sull’ex cava di via Monte Carnevale. Proprio a due passi dall’oasi protetta di Macchiagrande, una delle aree di maggior valore ambientale del litorale laziale con i suoi 280 ettari di macchia mediterranea e boschi. La richiesta proviene dalla NGR New Green Roma Srl ed è passata al vaglio dei tecnici della Regione Lazio che, a febbraio scorso, hanno dato parere positivo alla valutazione d’impatto ambientale. “Una decisione scellerata contro cui presenteremo un ricorso al Tar”, annuncia Fetoni che abita a 500 metri da lì e promette battaglia.

“Questo territorio ed i suoi abitanti – dice – hanno già pagato abbastanza”.

Commenti