Russia 2018

Neymar bullo, ma col Belgio niente recite

Neymar bullo, ma col Belgio niente recite

di Tony Damascelli

P assa il Brasile. Tutto previsto. Passa il Belgio anche questo previsto ma non certo come è poi accaduto. Ultimo secondo, ultimo contropiede belga sotto di due gol in avvio, rimonta e vittoria. I giapponesi hanno gli occhi a cipolla più che a mandorla, piangono per una vittoria buttata via, il Belgio scopre il paradiso dopo aver sofferto la vergogna, affronterà il Brasile. Il football non si presta a pronostici facili, c'era una volta il mondiale già scritto, oggi è un gratta e vinci continuo. Parliamo di Neymar, ad esempio. Segna il gol e poi fa il pirla, non trovo immagine migliore. Neymar è un grande calciatore ma un grandissimo attore, anche guitto. Codardo. Non ha la statura di Cristiano Ronaldo o di Messi, per dire dei contemporanei, ma non sfiora nemmeno l'immagine sacra di Pelé che del Brasile era, è e resterà il simbolo eterno del fucibol. Neymar ha ventisei anni e si comporta come un bullo, soprattutto quando il risultato gli conviene. Non è uno da battaglia, non è un leader, non aiuta la squadra ma ha il talento del fenomeno, una dote naturale che andrebbe disciplinata ma che nei viaggi tra Barcellona e Parigi è stata gonfiata, con i soldi, i privilegi e la facile gloria. Di contro, il vero protagonista della vittoria brasiliana è stato Willian, la cui velocità e tecnica spiegano il gol di Neymar e altre situazioni di gioco devastanti per la difesa messicana. Willian gioca nel Chelsea ed è entrato in conflitto, come il suo compatriota David Luiz, con i metodi di Antonio Conte. Roman Abramovich ne è stato informato, Willian resterà a Londra, Conte è stato messo alla porta con una valigia carica di sterline. Toccherà a Maurizio Sarri ricevere l'eredità di questo trentenne brasiliano che cambia il gioco con le sue percussioni esaltanti. Brasile, dunque, avanti ai quarti ma con facilità inferiore al previsto, al Messico è mancato il colpo da killer, un attaccante vero, in alcune occasioni il Brasile ha temuto il peggio, l'assenza di Marcelo lo ha privato del treno sulla fascia sinistra, Casemiro si è fatto ammonire e salterà il quarto di finale, Neymar si è reso interprete di una sceneggiata isterica dopo un pestone del messicano Layun, come morso da una vipera. La vittoria brasiliana sarebbe stata più corposa se Ochoa, portiere messicano, non avesse compiuto almeno quattro interventi eccezionali.

Il raddoppio di Firmino, su assist involontario dell'attore tarantolato, è arrivato quando il Messico si era tolto il sombrero per cercare il pareggio.

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