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Due mesi dopo la verità è lontana: "Cerchiamo gli assassini di Regeni"

Il ministero promette collaborazione all'Italia ma i passi avanti sono pochi

Due mesi dopo la verità è lontana: "Cerchiamo gli assassini di Regeni"

Se ancora poteva esserci qualche dubbio sull'attendibilità dell'informazione pubblicata pochi giorni fa dalla stampa egiziana, convinta del fatto che gli assassini di Giulio Regeni fossero stati trovati e uccisi, ora anche questa pallida speranza di un passo avanti nell'inchiesta in corso viene meno.

È il portavoce del ministero dell'Interno egiziano, il generale Abu Bakr Abdel Karim, a spiegare a una trasmissione in onda in Egitto sull'emittente emiratina Mbc che nessun passo avanti è stato fatto e che "la ricerca è ancora in corso e le autorità italiane saranno aggiornate sugli sviluppi".

Sviluppi che, a due mesi dalla scomparsa e dall'uccisione dello studente iscritto all'Università di Cambridge, il cui corpo è stato ritrovato con impressi i segni della tortura, non ci sono. Il team di investigatori italiani è al Cairo da tempo, la procura di Roma si è recata in Egitto per essere aggiornata, il presidente Sisi ha promesso "la verità" ai genitori di Giulio. Ma nulla si muove.

Indiscrezioni pubblicate giorni fa dal quotidiano El Watan parlavano di cinque criminali uccisi in uno scontro a fuoco con la polizia, poi di una borsa ritrovata con gli effetti personali di Giulio Regeni, in casa di una donna identificata come la sorella di uno dei malviventi, accusati di furti ai danni di alcuni stranieri.

Peccato che chi in Egitto Giulio lo conosceva dica che gli occhiali che c'erano in quella borsa non erano i suoi e che tantomeno era suo quel pezzo di hashish trovato insieme ai documenti, questi sì del giovane italiano. "Una messa in scena oltraggiosa", così i genitori della vittima avevano reagito alle illazioni, chiedendo al governo di non mollare il colpo e continuare a chiedere la verità alle autorità del Paese nordafricano.

Sulla possibilità che si possa, prima o poi, arrivare alla verità i dubbi sono e restano tuttavia molti. E chi sa come funzionano le carceri egiziane e le pratiche poco ortodosse utilizzate dai servizi di sicurezza tutto può tranne che escludere che, in qualche modo, lo Stato sia responsabile della morte di Giulio.

@ACortellari

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