Sono soltanto all'inizio le richieste di maxi risarcimento per chi ha subìto danni a causa del vaccino anti-Covid di AstraZeneca dopo il ritiro dal mercato (ufficialmente perché in circolazione ne sono rimasti troppi) e l'ammissione della multinazionale britannico-svedese su un raro effetto collaterale ma che può avere conseguenze mortali. Adesso ci sono due strade, anche cumulabili, che prevedono indennizzi e risarcimenti: sarà valutato attentamente caso per caso ma gli incassi potrebbero essere molto sostanziosi con stime fino a centinaia di migliaia di euro.
Quali sono le procedure
Nel caso dell'indennizzo c'è una legge ad hoc (210/1992) secondo la quale lo Stato è tenuto a pagare "chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie per legge o per ordinanza di una autorità sanitaria italiana, lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica", ha spiegato al Messaggero l'avvocato civilista Paolo Vitali. La somma di denaro deve essere versata, a maggior ragione, anche per tutti coloro abbiano subìto lesioni o infermità permanenti circa "l'integrità psico-fisica, a causa della vaccinazione anti Sars-CoV-2 raccomandata dall'autorità sanitaria italiana".
Le somme di denaro previste
Dopo l'ammissione di AstraZeneca, dunque, la platea dei possibili beneficiari si amplia sempre di più ma il discorso vale anche soltanto per coloro i quali abbiano seguito le indicazioni delle autorità sanitarie del nostro Paese. In questi casi l'indennizzo "consiste in un assegno vitalizio e di carattere reversibile per la durata di quindici anni": ovviamente non è tutto automatico ma dovrà essere provato da un procedimento amministrativo certificato dall'Asl (Azienda sanitaria locale) del proprio Comune di residenza. In questo caso, il paziente che ha avuto delle problematiche importanti con il vaccino potrebbe percepire una somma compresa tra 1.740 e 1.949 euro ogni due mesi.
La strada del risarcimento
L'altra possibilità è invece quella relativa a un risarcimento per i danni subìti che avviene quando viene certificata "una condotta dolosa o colposa", spiega l'avvocato, "quale potrebbe essere considerata la produzione e la commercializzazione di vaccini" con il danneggiato che deve dimostrare "solo il nesso causale tra l’attività o il prodotto e il danno patito. Nel caso della vaccinazione contro il Covid-19 sarà necessario ma anche sufficiente dimostrare che la complicanza (la trombosi) si è manifestata nel tempo immediatamente successivo all’assunzione del vaccino", sottolinea Vitali.
Il caso di Camilla
È importante sottolineare che le due possibilità non si escludono ma possono integrarsi. "Ne consegue che, in forza della giurisprudenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite n. 12567/2018, il danneggiato dovrebbe poter cumulare risarcimento ed indennizzo". Le cifre economiche, come detto, variano da caso a caso e dipendono soprattutto dal tipo di danno, dall'età della persona, dalla professione che si svolge e da altri parametri.
Nel nostro Paese fece ovvialemente scalpore il caso della 18enne Camilla morta per complicanze in seguito al vaccino AstraZeneca: in quel caso l'avvocato spiega che i familiari possono richiedere una somma di 77mila euro una tantum ma anche ottenere "il trattamento di reversibilità dell’indennità riconosciuta.
Sotto il profilo risarcitorio, invece, i familiari potranno agire avverso la casa produttrice del vaccino per i danni patrimoniali e non patrimoniali direttamente causati loro dalla morte del congiunto". Infine, anche gli eredi potranno usufruire di rimborsi economici per "danno biologico e morale patito dal defunto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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