In Campidoglio il «Gotha» dell’alta cucina italiana

Alla Protomoteca ieri presentata la guida «Ristoranti d’Italia 2007» del Gambero Rosso

Andrea Cuomo

Nella Roma in overdose di veltronismo, ci mancavano anche i più grandi chef italiani a rendere omaggio al sindaco-sovrano. Ieri Vissani e i suoi fratelli si sono dati convegno in Campidoglio per la presentazione dell’edizione 2007 della guida «Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso». Stefano Bonilli e soci hanno rinunciato per una volta alla ormai tradizionale location della Città del Gusto, casa madre della holding gamberesca, per convergere nella sala della Protomoteca a celebrare una inedita sovrapposizione di alta cucina, cinema (in questi giorni a Roma tema inesorabile: e infatti c’era Massimo Ghini) e istituzioni. Poi in serata tutti (stavolta sì) alla Città del Gusto, per la tradizionale «cena delle tre forchette», con il gotha dei fornelli italiani riunito a spignattare. Tutti insieme appassionatamente per un pubblico di vip, gli invitati e quelli che hanno speso 180 euro per mangiare un pasto cucinato da una brigata di cucina eccezionale: ogni piatto una firma. E in abbinamento una carta dei vini con il meglio d’Italia. Soldi ben spesi, per chi ha potuto.
Per quanto riguarda Roma e il Lazio, l’edizione 2007 della guida numero uno in Italia è quella delle conferme. La capitale e il suo hinterland possono vantare, unica metropoli, due delle 23 «tre forchette» in tutta Italia. E sono i soliti sospetti: Heinz Beck della «Pergola» dell’hotel Hilton, stabile al terzo posto assoluto con un punteggio di 93 centesimi, subito dopo i re Gianfranco Vissani di Baschi e Fulvio Pierangelini del «Gambero Rosso» di San Vincenzo (Livorno); e Antonello Colonna, che in quel di Labico, a una trentina di chilometri dalla capitale, continua a dispensare «cacio e pepe» e non solo a livelli supremi (90 punti). Per il Lazio altre soddisfazioni arrivano dalla provincia. Qui si trovano infatti gli altri due locali insigniti delle due forchette, che hanno cioè un punteggio compreso tra 85 e 89 punti: si tratta della «Trota» di Rivodutri in provincia di Rieti (87 punti) e delle «Colline Ciociare» di Acuto in quel del Frusinate (85). Portabandiera della grande gastronomia «fuori porta» è anche Anna Dente, personaggio irresistibile che in pochi anni nella sua Osteria di San Cesario a San Cesareo ha convinto anche i palati più esigenti del fatto che la cucina casalinga possa volare non alto bensì altissimo: non è una caso che Anna e la sua famiglia rientrino nel ristretto novero dei «tre gamberi», cioè le quindici migliori osterie nazionali.

Evviva Anna! E fa piacere che qualche indirizzo laziale spunti fuori anche nella categoria Oscar qualità-prezzo, vera chiave di volta dell’enogastronomia del Duemila: il premio va, tra gli altri, a «La Parolina» di Acquapendente (Viterbo) e all’«Osteria del tempo Perso» di Casalvieri in provincia di Frosinone. Insomma, manca solo la provincia di Latina: dovremo puntare su Ponza, vera nuova frontiera dell’alta cucina pontina, con i suoi due locali d’eccellenza?

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