Il chilometro zero è bellissimo. Economico, sano, etico, comodo. Chi non vorrebbe vivere, consumare e pensare il famoso pensiero corto - a chilometro zero? Sovranista (moglie, buoi e uova dei Paesi tuoi), sciovinista (l'ostrica Cristalda della Laguna di Varano è nettamente migliore delle ostriche Gillardeau di Marennes Oléron) e autarchico (da «Prima i prodotti italiani» a «Solo i prodotti italiani»), il localismo alimentare e industriale è una filosofia di vita. Pur con le sue aporie.
Filiera corta e saperla sempre lunga, il chilometro zero è diventato la misura stessa del Bene. I pomodori a chilometro zero. Sandali e gonnelloni a chilometro zero. Le vacanze a chilometro zero (quest'estate gli italiani hanno amato così tanto le vacanze a chilometro zero da restare a casa). La spazzatura a chilometro zero, amatissima da Gualtieri a Roma: dove la lasci, rimane. Le auto a chilometro zero. Anzi, a 30 all'ora: il sogno sognato di Sala a Milano. E il cinema a chilometro zero: solo attori italiani!
Oggi tutto ciò che è a chilometro zero cibo, artigianato, industria è cosa buona, giusta e condivisa. Ciò che è «bio» è mio. Tranne l'energia.
Il nuovo rigassificatore di Vado, che sarà a poco più di un chilometro da Savona e a un paio dalla casa di
Fabio Fazio? Beh, lì no. Tutti progressisti anche in capo al mondo, ma a casa propria rigidi conservatori. Un po' come con i migranti nelle Ztl e a Capalbio, altra preziosa risorsa: accogliamoli, sì. Ma a chilometro mille.
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