Da qualche giorno sui grandi quotidiani, non propriamente la cosa più letta oggi, compare la nuova pubblicità del gruppo Feltrinelli per invitare alla lettura. Pay-off: «Leggere insegna a leggere». Che, come augurio, è perfetto. Al centro della campagna di comunicazione ecco alcuni celebri titoli del glorioso catalogo della casa editrice, ma declinati sulla contemporaneità. Esempi: Cecità di José Saramago come metafora della disattenzione verso l'ambiente; Gli sdraiati di Michele Serra per sovvertire i luoghi comuni sui nostri figli; Piccole donne crescono contro crediamo il patriarcato bianco occidentale eterosessuale. E poi, lanciata ieri, l'Odissea. Foto a tutta pagina di due donne di mezza età con in braccio un neonato, incorniciato dalla copertina del poema omerico. Bellissimo. La domanda è: il testo (l'Odissea) l'abbiamo letto; ma il sottotesto cosa vuole dirci?
Che due mamme sono meglio di una? Che due donne insegnano meglio a un bambino a leggere? Che scrivere o leggere un libro è come partorire? Che sono due nonne, l'età media delle lettrici, le quali stanno trasmettendo il piacere di leggere alle nuove generazioni? O che avere un bambino per due donne è un viaggio faticoso? (spoiler: è la risposta giusta).
Comunicare la magia della lettura è qualcosa di fantastico.
Farlo parlando allo 0,1% degli italiani (la percentuale delle coppie omogenitoriali che vogliono un figlio) coraggioso. Pensare sempre tutto in chiave arcobaleno, un chiodo fisso. Anche Omero, del resto, partì da lì: da un assedio. In latino si dice obsessio, obsessionis.
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