Roberto Fabbri
Anche adesso che il passaggio del cancellierato alla rivale Angela Merkel è stato reso di pubblico dominio, Gerhard Schröder fa il misterioso sul suo futuro. «Il corso della mia vita ora appare diverso», ha detto sibillinamente in unintervista. E ha aggiunto di non voler assumere incarichi ministeriali perché «una cosa del genere non si concilia con i miei piani futuri». I quali piani restano misteriosi, anche se in qualche modo prevedibili: incarichi internazionali di prestigio, lucrose conferenze, consulenze varie e limmancabile libro di memorie.
Quando ieri la rete della Tv pubblica tedesca Zdf ha annunciato il suo ritiro dalla vita politica, il partito socialdemocratico si è preoccupato di precisare che Schröder farà comunque parte della delegazione dellSpd che prenderà parte alle consultazioni per la formazione del nuovo governo, che avranno inizio la prossima settimana. «Il futuro di Gerhard Schröder è ancora aperto», ha detto il segretario Franz Müntefering, che non ha voluto escludere che il Cancelliere uscente accetti alla fine una poltrona di ministro sotto la sua avversaria cristiano-democratica.
Pare, sinceramente, improbabile. Schröder è un orgoglioso e un volitivo e anche se è noto che lasciare il (brutto) palazzo berlinese della Cancelleria gli spezza il cuore, non per questo sembra il tipo da umiliarsi a prendere ordini dalla donna che ha riportato i conservatori nelle stanze del potere: lui, che del partito socialdemocratico ha sempre avuto una concezione quasi mistica.
Schröder è però anche un tedesco sui generis, passionale e non sempre in perfetto controllo delle proprie emozioni. I giornali si sono occupati con meraviglia di certe sue uscite un po troppo pepate con i cronisti nei giorni in cui, perse le elezioni, pretendeva di conservare la guida del Paese. E la sua stessa devotissima quarta moglie Doris lo ha criticato in pubblico per i toni troppo duri e diretti con i quali negli stessi giorni aveva attaccato Angela Merkel. Inducendolo a scuse che non sono molto nelle sue corde.
Non stupisce, dunque, che un abile fotografo della Reuters, Tobias Schwarz, lo abbia sorpreso con un teleobiettivo in un atteggiamento di umanissima debolezza nel momento in cui ha avuto la chiara consapevolezza che il bel gioco era finito. Dietro gli spessi vetri del suo ufficio alla Cancelleria, Schröder è stato fotografato ieri in una sequenza che lo mostra dapprima da solo, a mani in tasca e senza giacca, mentre guarda fuori, lo sguardo perso lontano; poi mentre si asciuga il margine dellocchio sinistro e subito dopo lesterno del naso.
Si consolerà.
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