Contrarre un mutuo è molto più complicato per un lavoratore autonomo a partita Iva rispetto a un dipendente, sia pubblico sia privato, con busta paga. La stabilità economica di una persona che ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato con un’azienda o un ente è preferita dalle banche, che, in questo caso, pongono pochi paletti e utilizzano vincoli meno rigidi. I lavoratori a partita Iva, comunque, non sono tagliati fuori e hanno la possibilità di richiedere un mutuo come i dipendenti. Ma quali sono le banche che concedono prestiti agli autonomi? E, soprattutto, quali garanzie chiedono a chi non è in possesso di una busta paga o del cedolino della pensione?
In linea di massima, tutti gli istituti di credito sono nelle condizioni di concedere un mutuo ai titolari di partita Iva, anche se la fase istruttoria è sicuramente più lunga e più articolata di quella garantita a un lavoratore dipendente o a un pensionato. Il principio fondamentale su cui si basa la decisione della banca di dare il via libera al prestito è uno: l’attività autonoma svolta dal richiedente deve aver generato in passato e deve essere in grado di garantire in futuro un volume d’affari almeno sufficiente a pagare le rate del finanziamento ipotecario. Chiaramente per il dipendente o per il pensionato è più semplice fornire le garanzie economiche, sancite dalla busta paga o dal cedolino della pensione, operazione più difficile da effettuare nel caso di un lavoratore a partita Iva.
È evidente che gli istituti di credito verifichino il fatturato ed è più semplice vedersi accordato un mutuo quanto più alto è il volume d’affari annuo prodotto. Molto più difficile è ricevere un prestito per quegli autonomi che rientrano nel regime fiscale della flat tax e del forfettario. Un altro elemento fondamentale è costituito dalla posizione debitoria nei confronti del Fisco da parte del richiedente. Chi ha delle pendenze difficilmente otterrà il placet della banca. Ma quali documenti deve presentare un lavoratore a partita Iva per poter contrarre un mutuo?
Innanzitutto, vanno trasmessi la carta d’identità e il codice fiscale, a cui va aggiunta l’ultima dichiarazione dei redditi trasmessa all’Agenzia delle entrate. Di solito vengono richiesti anche di estratti conto bancari.
A seconda del tipo di lavoratore autonomo c’è una documentazione ulteriore da esibire. I professionisti devono provare di essere iscritti al loro albo di riferimento, mentre nel caso di un’impresa va aggiunta la copia dell’ultimo bilancio approvato dai soci.
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