nostro inviato a Montecarlo
Persino Montecarlo è meno bella, meno glamour, meno patinata. Persino le donne sembrano meno sexy e abbronzate e quelle pantera di una volta, quelle a caccia del miliardario non si vedono neppure. Non è solo colpa della crisi mondiale, è colpa della guerra in F1 e del potere distruttivo che si porta appresso nonostante l'aggettivo più inflazionato in questi giorni di trattative sia «costruttivo». Perché «è stato un incontro costruttivo» dice il presidente della Ferrari e dell'associazione dei team (Fota), Luca di Montezemolo e perché il presidente della Federazione dell'auto, mister Max Mosley conferma il concetto. Intanto, qui, tutto va a ramengo, intanto i big che governano questo sport continuano a discutere e fissano nuovi incontri, mentre i tifosi sempre più disorientati scambiano Montecarlo per Bordighera e neppure riconoscono più le auto, i piloti, figuratevi le donne pantera. La F1 sull'orlo dell'implosione ha il potere oscuro di ingrigire la Costa azzurra e poco importa che alla fine di una giornata sbiadita e noiosa e trascorsa a inseguire gli spostamenti dei grandi capi, quel che emerge è l'ennesimo rinvio, l'ennesimo giorno decisivo che non ha deciso niente. Ore trascorse davanti allo yacht a tre piani di Briatore dove dalle 14 si sono riuniti i vari capi dei team, in consesso assieme al loro presidente, Montezemolo, per tracciare la strategia comune e le proposte da portare a Mosley per disinnescare l'ormai famigerato tetto al budget. Nel frattempo Elisabetta Gregoraci si affaccia da uno dei piani del barcone e saluta, nel frattempo arriva Simone Ventura e sale a bordo «però, no - dice -, non sono qui per partecipare, sono solo ospite». Ma dai. E avanti così, fino alle 16 e trenta quando, ordinatamente, si rimettono le scarpe tolte salendo a bordo e chi a piedi, chi in auto, chi in Vespa rossa a tre ruote come Montezemolo fanno tutti rotta verso gli uffici di Sua Maestà motoristica Max Mosley. Quindi altre ore, tre per l'esattezza, ad attendere la fumata bianca che deve mettere fine alla guerra della F1 e al pericolo che la Ferrari saluti la compagnia e se ne vada altrove, fumata che non arriva ma arrivano queste parole: «È stata una riunione costruttiva - spiegherà Montezemolo -, le squadre sono tutte unite, ma con la Fia non c'è stato nessun accordo. La Fota farà ancora una riunione domani (oggi, anche se in serata non c'era ancora certezza, ndr) e poi verrà fissato un altro incontro con Mosley. Quello che noi vogliamo è che la F1 rimanga la F1. Che si abbia stabilità e che si faccia in modo, già nei prossimi due anni, di arrivare ad una ulteriore diminuzione dei costi». E questo è il punto dove magari, forse, chissà, verrà prima o poi trovato l'accordo. Gli anni necessari, due-tre, come spiegato da Briatore in mattinata, «per consentire ai costruttori di ridurre i costi e ricollocare i dipendenti, così da poter ottenere un risparmio anche maggiore rispetto al tetto al budget proposto da Mosley». Proprio il presidente della Fia, terminato il mega vertice, si limiterà a osservare che «l'incontro è stato lungo e costruttivo. L'accordo? Bisogna aspettare e vedere». Questo mentre Bernie Ecclestone, che in mattinata aveva avvisato la Ferrari («spero non vada via, ha degli impegni contrattuali con noi - i diritti tv - e li dovrà rispettare»), usciva da entrambi i vertici in anticipo dopo aver fatto opera di mediazione.
A proposito: mister Ross Brawn, uscendo dal secondo meeting, dirà una cosa semplice semplice: «Sono ottimista, un accordo può essere trovato». E il suo braccio destro, Nick Fry: «Forse un'intesa ci sarà entro la fine del week end». Un paio di neo team, la Campos e la UsF1, si sono già iscritti al mondiale di Mosley. Non c'è tempo da perdere.
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