Mettiamo che sia già dopo Natale. Lappuntamento finale di solito arriva di mattino presto, dopo una lunga serie di slalom tra specchio e bilancia durato mesi, forse anni. Il discorso in fondo è sempre lo stesso: da domani. Poi - domani, appunto - ti alzi dal letto e arriva lo scricchiolìo definitivo: di solito è alla base della schiena, ma puo essere - preferibilmente - sul nervo sciatico. Insomma fa male, una fitta che ti fa ricordare di guardarti allo specchio e poi di salire sulla bilancia. E ti fa decidere.
Lappuntamento seguente - se seguirete il consiglio sarà dopo la Befana - è dallo specialista, premesso che in questi casi la scelta di una dieta passa da una serie di opportunità che non sempre danno risultati. Guardatevi bene: cè chi pratica il digiuno fai-da-te, chi si dissocia con la dissociata, si compila tabelle a punti, chi si smarca con la dieta a zona. E cè chi ci pensa un sacco di volte e intanto ingrassa. In questo caso, invece, la fortuna (personale) è quella di aver incontrato la dottoressa Anna Maria: lei e la sua assistente Stefania ti guardano subito con disapprovazione, ti collegano a delle piastre, cominciano a bucherellarti qua e là per dimostrarti come il tuo corpo non sia in «equilibrio». E in effetti, vedendolo nello specchio di cui sopra, sembrava proprio sbilanciato in avanti dalle parti della pancia. Ecco allora che - dopo la giusta ramanzina - arriva il consiglio: Sdm.
Spiegare esattamente cosa sia non è esercizio (giornalistico, sintende) troppo facile. Bisogna entrare nel campo medico, tradurre in dietologia quello che è terribilmente serio. Provandoci, però, si può dire che Sdm è una dieta proteica, un programma alimentare bilanciato che permette al corpo di difendere la massa magra obbligando lorganismo di riutilizzare i propri grassi per produrre energia. Insomma: lì brucia facendoli lavorare. E questo vuol dire glucidi e lipidi misurati, quantità di zuccheri selezionatissima e perdita di peso inversamente proporzionale al guadagno di salute. Fame? Non ci crederete, ma dopo un inizio psicologicamente difficile tutto rientra velocemente nella norma. Tutto facile? Bè, diciamolo, a prima vista la dieta Sdm fa paura, soprattutto quando la dottoressa Anna Maria (e la - giustamente - inflessibile assistente Stefania che ti dice «tutto buonissimo») ti raccontano con dolcezza (lunica consentita) di quello che dovrai mangiare: buste. Intese, ovviamente, come alimenti inseriti nella confezione: pasta, toast, biscotti, barrette, crêpes, omelette, perfino torte salate e non, creme e bevande. Cibi, a volte in polvere, che sembrano prodotti per un viaggio sulla luna e che invece ti fanno tornare sulla terra.
Perché la dieta Sdm funziona eccome: lesperienza personale parla di 13 chili in circa cinque mesi, provate voi a metterli in una busta di plastica da supermercato e dopo averli sollevati ne riparliamo. Il tutto accompagnato da sedute di medicina naturale (quelli nello studio della dottoressa Anna Maria) e bucherellamenti vari (agopuntura e dintorni) che al momento sembrano tortura e che invece - una volta usciti - ti farebbero correre una maratona. Il trucco in pratica è organizzarsi: il momento decisivo è quello delle buste e di ciò che sta dentro, serve una scelta oculata a seconda del numero di alimenti da utilizzare. Non tutti (Stefania perdonerà) sono buoni ma ci si abitua presto. E poi verdura, tanta verdura per accompagnare il tutto.
Il resto è coscienza, tenacia e risultati, che arrivano veloci e permettono poi di mantenere quello che si è guadagnato senza faticare troppo, insomma il contrario delle diete tradizionali. Vantaggi? Oltre alla perdita di peso (ma soprattutto grazie a quella), la prevenzione della malattie cardiovascolari, dellipertensione, del diabete, dellictus cerebrale e di tutte le malattie legate alla malnutrizione che la cura Sdm obbliga a correggere. Con una certezza di riuscita che, tanto per dirne una, ha convinto il sistema sanitario finlandese a obbligare i propri medici di base a studiare e propagandarne il metodo. Rimpianti? Nessuno, basta salire sulla bilancia.
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