Nel fine settimana la sfida che tutti i partiti temono

Domenica e lunedì si vota per scegliere mille sindaci. Verona, Genova e Palermo i duelli chiave. Ma l'effetto Monti può danneggiare Pdl e Pd. SEZIONE SPECIALE

Nel fine settimana la sfida che tutti i partiti temono

Roma - Cinque giorni al primo test di sopravvivenza e di resistenza al vento dell’anti-politica. Cinque giorni al primo verdetto degli elet­tori nell’era del governo Monti. Cinque giorni alla prima misura­zione degli umori e dei malumori dei cittadini dopo un inverno di rigore, di ondate incontrollate di spread, di Iva e di Imu, ma anche di pm all’attacco dei palazzi e del­le casseforti della politica.

È l’ora della grande paura per i partiti. Un clima di attesa che si fa incandescente quando la mente va alle urne che si apriranno per le amministrative il 6 e 7 maggio, con ballottaggi il 20 e 21 maggio. Un «affaccio» sulla volontà del po­polo sovrano - nello stesso giorno del verdetto delle presidenziali francesi - che può diventare dolo­roso per molti, può mettere a nu­do la debolezza e la miopia di altri, svelare le carte di chi si è ammanta­to di parole e ora è costretto a fare i conti con le percentuali, incrinare le certezze sulla tenuta dell’esecu­tivo dei tecnici, fotografare la rab­bia e il rifiuto di un Paese sempre più difficile da interpretare o certi­ficare banali errori di strategia sul fronte della politica delle allean­ze.

Il campo di battaglia è multifor­me, l’offerta politica variegata.Gli italiani chiamati al voto saranno oltre 7 milioni per 1.014 Comuni (il 12,5% del totale). Si voterà in 28 capoluoghi di Provincia ma solo in due con più di 500mila abitanti (Palermo e Genova) e solo in cinque oltre i 100mila (Verona, Ta­ranto, Parma, Monza e Piacenza). Ovviamente nel «rischiatutto» del­le amministrative, sulla carta chi ha più da rimetterci è il Pdl. Il parti­to di Via dell’Umiltà è quello che potrebbe pagare maggiormente «l’effetto Monti», nella sua condi­zione di principale azionista del governo Berlusconi. Ma sulla bi­lancia peserà negativamente an­che il fattore alleanze, con la scel­ta «solitaria» della Lega da una par­te e la disinvolta politica del Pd ­tranquillamente a braccetto con Sel e Idv in quasi tutta Italia - dal­l’altra. «Il centrosinistra ha eleva­to a sistema la contraddizione in­terna, stringendo alleanze con partiti che a livello nazionale sono all’opposizione.La Lega ha scelto deliberatamente di farsi del ma­le »fotografa la situazione l’azzur­ro Osvaldo Napoli. Il Pdl, poi, poi dovrà fare i conti anche con il test palermitano a cui è impossibile non assegnare un valore simboli­co. Qui nella ex roccaforte del cen­trode­stra l’orizzonte politico è pol­verizzato. Il Pdl ha deciso di con­vergere su Massimo Costa, nume­ro uno regionale del Coni, insie­me a Udc e a Grande Sud. L’obietti­vo minimo è il ballottaggio. Ma in campo ci sono ben 11 aspiranti sindaci: si va dall’outsider Fabri­zio Ferrandelli (Pd, Sel) che ha sconfitto Rita Borsellino alle pri­marie dopo una feroce resa dei conti interna, a Massimo Aricò, appoggiato da Fli e Raffaele Lom­bardo. E poi ancora: Leoluca Or­lando per le sinistre e Marianna Caronia per il Pid di Saverio Romano.

Naturalmente se Sparta Pian­ge, Atene non ride. Il Pd deve tenta­re di governare le tante scelte «cor­porate » diventate «no logo», bene­dizioni ufficiali sconsacrate dal verdetto delle primarie a favore di candidati «vendoliani». Su tutte il «caso Genova» dove Marco Do­ria, di provenienza Sel, difficil­mente riuscirà ad attrarre l’intero voto di apparato. Ma tra i test caldi c’è anche quello di Sesto San Gio­vanni, la Stalingrado d’Italia tra­volta dagli scandali del caso Pena­ti. Nell’arena delle amministrati­ve gli occhi di tanti saranno punta­ti ovviamente anche sulla Lega. Il Carroccio, come un gladiatore fe­rito, promette battaglia e moltipli­ca gli sforzi.

Ma infranto il mito del­la purezza padana, il partito di Bossi dovrà fronteggiare la disillu­sione della base. I risultati- proiet­tati su più di 350 comuni- saranno decisivi per comprendere quale direzione prenderà la Lega nel 2013,se persevererà nell’isolazio­nismo o riprenderà il cammino con il Pdl.Nell’immediato c’è il ri­schio di consegnare alla sinistra molti comuni del Nord, da Cantù a Monza ad Erba fino a Coneglia­no Veneto.

C’è poi il caso delle alleanze in technicolor dell’Udc, alleato nei comuni sotto i 15mila abitanti – escluse Sicilia e Sardegna – con il centrodestra in 35 casi e con il cen­­trosinistra in 36. Un apparente equilibrio sulla bilancia delle alle­a­nze che suscita malumori tra coloro che temono un eccessivo esercizio di incoerenza. Sullo sfondo Vendola e Di Pietro osser­vano compiaciuti ma non troppo.

Se è vero che il movimento Cin­que Stelle di Beppe Grillo inizia ad essere guardato con interesse da qualche elettore di centrodestra, il timore di essere sopravanzati dai parvenu della politica esiste soprattutto a sinistra. Senza dimenti­care che a cinque giorni dal voto, tutte le rilevazioni indicano co­me, mai come questa volta, il pri­mo partito sia quello degli indeci­si.

Una difficoltà di collocazione che investe oltre la metà degli ita­liani. E che ha aperto la frenetica caccia all’elettore «last minute», missione difficile ma forse non impossibile per un Paese di votanti impenitenti come l’Italia.

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