Maier e Miller sbagliano tutto Svindal primo supergigante

L’austriaco tradito dalla gamba martoriata, l’americano al secondo errore consecutivo

Maria Rosa Quario

Povero Bode Miller. Se vincendo e dando spettacolo poteva permettersi di dire e fare tutto quello che gli saltava in testa, dopo l’uno-due disastroso di Lake Louise sarà bene che si dia una regolata. Quasi in terra ancora prima della prima porta sabato in discesa, quasi in terra ieri nel tratto più banale del superG, il suo fine settimana è da dimenticare. O forse no, è da analizzare metro dopo metro, perché qualcosa non quadra. Come può il numero uno dello sci, trionfatore un anno fa proprio a Lake Louise di discesa e superG, commettere errori da principiante? Il problema pare tecnico, ma anche mentale. Bode ha sbagliato per due giorni nello stesso identico modo, inclinandosi troppo verso l’interno, e questo va bene, fa parte della sua sciata atipica, unica. Ma se finora ci aveva abituato a recuperi straordinari dovuti alla sua grande reattività, a Lake Louise è parso deconcentrato, assente. Due volte ha rischiato di cadere, due volte è stato in piedi, ma l’attimo di troppo nella sua reazione gli è costato caro: 22° sabato, 18° ieri, quando pure era partito bene, passando all’ultimo intermedio con un tempo che gli sarebbe valso un posto fra i primi cinque.
Povero Bode Miller, che continua a lamentarsi delle regole dello sci, che chiede la liberalizzazione del doping, ma non riesce a vincere per riuscire a parlare di altro. Ora è atteso a una settimana di fuoco a Beaver Creek, quattro gare da giovedì a domenica, una sorta di minicampionato del mondo con tutte le discipline, il suo sogno, ma anche tanta pressione, perché quella del Colorado sarà l’unica tappa della coppa del mondo negli States e Bode sarà il personaggio da braccare, ogni minuto della giornata. Riuscirà il nostro eroe a far parlare solo il cronometro?
Se per Miller ieri è stata un’altra giornataccia, non meglio è andata a Hermann Maier, partito per stravincere e arrivato troppo veloce all’ingresso del muro decisivo: forse quattro anni fa sarebbe riuscito a caricare la sua potentissima gamba destra e a stare in linea, ma ieri la gamba martoriata dall’incidente stradale lo ha tradito, Herminator è scivolato via e solo la sportività lo ha spinto verso un gran recupero e a un inutile 21° posto.
Detto dei due più attesi che hanno deluso, tocca ai veri protagonisti della giornata, primo fra tutti quell’Aksel Lund Svindal che con una prova quasi perfetta ha vendicato tutti i giovani del circo bianco, massacrati dai vecchietti in discesa. Per il simpatico ventitreenne cresciuto sulle orme di due miti come Aamodt e Kjus si tratta della prima vittoria in carriera, a ben guardare anche del primo podio, visto che a parte la combinata di Kitzbuehel 2003 (2° posto) e quella mondiale dello scorso febbraio (argento) non era mai salito tanto in alto. Onore a lui, che rivedremo presto fra i primi, e onore ai due con lui sul podio, Benny Raich e Daron Rahlves, usciti malconci dalla discesa di sabato, ma lesti a reagire.

Sono finiti a 7 e 8 centesimi dal norvegese, davanti a Hoffmann, Aamodt, Buechel, Strobl eccetera, fino al primo italiano che è 13° e si chiama Patrick Staudacher, ha 25 anni e viene da Vipiteno. Per lui è il miglior risultato in carriera, per l’Italia è sempre notte fonda.

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