Mentre in Italia il ministro della Difesa Ignazio La Russa apre agli omosessuali in divisa, i responsabili dell'esercito a stelle e strisce chiedono consiglio ai colleghi israeliani. Oltre alla «cooperazione bilaterale», alle «comuni sfide regionali» e alla necessità di contenere la corsa di Teheran al potenziale nucleare, il capo degli stati maggiori riuniti degli Stati Uniti, l'ammiraglio Mike Mullen - in visita a Tel Aviv - discuterà con il suo collega israeliano generale Gaby Ashkenazi un argomento non meno assillante: l'atteggiamento da mantenere verso i militari che si professano omosessuali. Un tema su cui «Tsahal» (acronimo delle forze armate israeliane) crede di poter salire in cattedra.
In questi giorni a Washington la questione è di grande attualità. Da un lato il presidente Barack Obama vorrebbe superare la formula puritana: «Non chiedere - Non dire», che esorcizza il problema celandolo dietro una spessa cortina di riserbo. D'altra parte i vertici militari statunitensi non sembrano gradire aperture. All'interno di queste tensioni ogni anno - stima il quotidiano israeliano Haaretz - fra 700 e mille militari (uomini e donne) sono obbligati a lasciare le forze armate statunitensi appena resa pubblica la propria omosessualità. Un'emorragia a cui i responsabili militari Usa vorrebbero far fronte una volta per tutte. E proprio a Tel Aviv, argomenta il giornale, l'ammiraglio Mullen potrebbe trovare risposte utili alla amministrazione Obama. «Gli Stati Uniti sbagliano quando si basano sulla formula «Non chiedere - non dire», ha osservato di recente il direttore della rivista militare israeliana Bamahane, il maggiore Yoni Schoenfeld. «Le preferenze sessuali non devono essere oggetto di vergogna o di segreto, nemmeno nelle forze armate. È difficile sopportare un servizio militare in cui si debba custodire un segreto».
Arruolatosi nel 1994, Schoenfeld afferma di aver scoperto gradualmente la propria omosessualità proprio durante il servizio militare. La sua carriera, dice, non ne ha risentito. Fra i comandanti e i compagni ha trovato comprensione e incoraggiamento. Fra l'altro è stato corrispondente di guerra per la radio militare e comandante della unità di elite «Maglan». Non è escluso, secondo Haaretz, che anche lui sia chiamato a incontrare l'ammiraglio Mullen.
Dal 1993 «Tsahal» ha deciso di assumere un atteggiamento liberale verso l'omosessualità fra i suoi militari, uomini e donne. I risultati, affermano i suoi responsabili, sono più che soddisfacenti.
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