Giannino della Frattina
nostro inviato a Mosca
«Tutti accusan le donne ed io le scuso, se mille volte al dì cangiano amore, altri un vizio lo chiama ed altri un uso, ed a me par necessità del core». Così fan tutte o sia La scuola degli amanti. Wolfgang Amadeus Mozart e l'ultima fatica di Giorgio Strehler prima della morte, il Piccolo Teatro di Milano a Mosca, per rappresentare una delle sue produzioni storiche. L'aforistico andante di Don Alfonso ipnotizza la platea dov'è vuota soltanto la sedia di Konstantin Stanislavskij. Regista del realismo e fondatore, or son cent'anni, del Teatro dell'Arte e dell'assai più famoso «metodo». Su questo stesso palcoscenico Anton Cechov mise per la prima volta in scena Il gabbiano e Il giardino dei ciliegi.
Assi che sono un pezzo di storia del teatro, un'emozione in più per il giovanissimo direttore Giuseppe La Malfa, il regista Carlo Battistini e per Gianpaolo Corti che deve riallestire il testamento strehleriano, l'alchimia del «teatro musicale». Ma anche per l'orchestra e il coro della Fondazione Petruzzelli di Bari. Bruciato e non ancora ricostruito, anche se a giorni verrà inaugurato almeno il rinato foyer. Un altro passo, una speranza in più. Una coproduzione, dunque, quella del Piccolo che forse per questo assume ancor più significato.
Milano è lontana, ma tutti si sentono un po' a casa. Anche tecnici e macchinisti che hanno passato le notti a montar le scene. Forse un po' meno stanchi quando sentono finalmente il pubblico moscovita applaudire divertito l'opera buffa in due atti voluta nel 1790 dall'imperatore Giuseppe II dopo il successo delle Nozze di Figaro e del Don Giovanni. Mozart la musicò sul libretto che Lorenzo Da Ponte scritta pensando alla bellissima Adriana Gabrielli Del Bene, detta la Ferrarese. Qui andare a teatro è una passione, non un'occasione mondana. Questo è rimasto, almeno per ora. E lo si capisce nel foyer, dov'è allestita la mostra con le riflessioni e le foto di Strehler impegnato nelle grandi regie mozartiane. Tutti si fermano, guardano, scrutano, chiedono incuriositi. «Senza clamore, senza mondanità, semplicemente con uno strano raccoglimento abbiamo cominciato le prove di Così fan tutte». Sembrano parole dette proprio pensando al Teatro dell'Arte di Mosca, quelle con cui Strehler saluta la compagnia la sera del 23 dicembre 1997 dando appuntamento a quattro giorni dopo, passato il Natale. La notte dopo morì.«Torniamo a Mosca - racconta il direttore del Piccolo Sergio Escobar - a quarantacinque anni da quel primo Arlecchino del 1960, con uno spettacolo leggendario che qui amano moltissimo. Portiamo un'opera rappresentata in Italia e nel mondo più di 220 volte. Strehler identificava il bello con Mozart e quest'opera è il bello a cui tutti possono partecipare. Il suo successo è la dimostrazione che il bello per tutti è possibile nel teatro».
Il Piccolo, dunque, ancora una volta ambasciatore del saper fare e quindi non a caso invitato a partecipare alla «Stagione italiana in Russia», grazie al contributo del governo, dell'Istituto per il Commercio estero, del Comune di Milano, del ministro plenipotenziario Elisabetta Kelescian e dell'ambasciatore Gianfranco Facco Bonetti.
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