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È morto Roberto Cavalli, lo stilista che ha sdoganato il fascino dell'opulenza

Il sigaro toscano, le donne e gli eccessi. Da bambino gli uccisero il padre: "Non ne ho parlato fino a 18 anni"

È morto Roberto Cavalli, lo stilista che ha sdoganato il fascino dell'opulenza

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Arte, fascino, "animalier" (e il trauma del nazismo)

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«Il babbo è appeso a un filo» dicevano da anni i 5 figli grandi di Roberto Cavalli: Cristiana e Tommaso - nati dal matrimonio con Silvana Giannoni negli anni '60 insieme con Rachele, Daniele e Robert, rispettivamente 40, 36 e 29, avuti dalla seconda moglie Eva Düringer. Il piccolo Giorgio, nato l'8 marzo 2023 dal ventennale legame con la modella svedese Sandra Nillson-Bergman, non parla ancora. Il filo si è spezzato ieri per l'ultimo dei massimalisti.

Nato a Firenze il 15 novembre 1940, ad appena 4 anni Roberto assiste alla morte del padre, trucidato dai nazisti sulla porta di casa a Castelnuovo dei Sabbioni, Chianti. «Non son riuscito a parlarne prima dei 18 anni» ci disse una volta raccontandoci del terrore provato sentendo le grida in tedesco e i passi delle SS. «Il babbo aveva 33 anni ed era il contabile delle miniere del Valdarno» concluse. Il piccolo Roberto si trasferisce con la mamma e la sorellina Lietta che all'epoca aveva 6 anni nella casa del nonno materno a Rifredi. Qui probabilmente comincia a capire di avere una speciale vena artistica ereditata dal bisnonno, Giuseppe Rossi, pittore macchiaiolo con quadri esposti agli Uffizi. Si iscrive all'istituto d'arte dove sceglie come specializzazione le applicazioni tessili della pittura. Sui banchi di scuola incontra il primo dei suoi grandi amori, Silvana, con cui convola a nozze ad appena 20 anni. Il matrimonio finisce 9 anni e due figli dopo.

Nel 1970, un anno dopo la separazione, Roberto brevetta un metodo di stampa sulla pelle che lo rende famoso e gli procura clienti come Hermès. Apre così una piccola azienda in cui tinge e produce i suoi mitici jeans con intarsi di pelle e broccato, arriva a sfilare nella Sala Bianca di Palazzo Pitti dove è nata la leggenda del made in Italy. Nel 1972 apre la sua prima boutique a Saint Tropez che raggiunge appena può con la sua fiammante spider decappottabile, il toscano sempre in bocca e un esercito di belle figliole al seguito. Perchè Cavalli non era né alto né bello ma aveva il dono della simpatia e fascino da vendere.

Frequentatore assiduo dei concorsi di bellezza (una volta ci confessò di aver imparato l'hebrew per corteggiare una Miss israeliana) nel 1978 incontra Eva Maria Düringer, uno splendore biondo eletta Miss Austria l'anno prima. Stavolta aspira al titolo di Miss Europa. Non lo vincerà, ma ad appena 19 anni trova l'amore della sua vita. Ha vent'anni più di lei, una gran passione per gli animali (dai pappagalli ai cavalli da corsa), dice le parolacce, ma sa farla ridere e sognare. Insieme costruiranno una fortuna perchè Eva sa come incanalare l'esuberanza creativa di Roberto.

Negli anni '90 il marchio Cavalli esplode. La prima sfilata milanese è del 1994 e fa scalpore per quel certo non so che di selvaggio e sensuale dietro all'opulenza più sfacciata. Roberto ed Eva diventano dei personaggi del jet set. Lui colleziona madonne lignee senesi e opere d'arte importanti come un quadro di Boldini oltre ai ritratti commissionati a Julian Schnabel. Lei organizza feste e cene faraoniche. Insieme fanno una vita sfarzosa tra aerei privati, l'elicottero parcheggiato davanti a casa e la celebre barca che con il sole cambia colore. Qualcosa però s'incrina nel loro rapporto. Roberto viene fotografato più volte accanto a un'altra reginetta di bellezza: Sandra Nillson, la più bella di Svezia nel 2006, coniglietta di Playboy due anni dopo. È nata nel 1985, ma gli resterà accanto anche quando comincia la parabola discendente del lavoro e della salute. Nel 2014 lui decide di vendere. L'anno dopo il 90% dell'azienda passa al fondo Clessidra. Cavalli regala alla compagna un'isola svedese che paga due milioni di Euro. I due ci si trasferiscono per lunghi periodi ma il freddo non è l'ideale per l'artrite reumatoide di cui soffre lo stilista.

Tornare a Firenze gli fa bene anche se quel cuore matto che è sempre stato la sua forza diventa giorno dopo giorno la sua debolezza.

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