Dubbi del Copasir su Immuni: "Dati degli italiani a rischio"

Anche un fondo riconducibile ai cinesi possiede quote di Bending Spoons: allarme per la privacy

Dubbi del Copasir su Immuni: "Dati degli italiani a rischio"

Per il Copasir l'App Immuni, ovvero il sistema di tracciamento dei contagi tanto sponsorizzato dal governo, non è sicuro e, anzi, i dati degli italiani sono a rischio. In una relazione depositata presso Camera e Senato, infatti, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica traccia le criticità individuate.

La soluzione scelta dall'esecutivo è quella del contact tracing. Proprietaria dell'App è la Bending Spoons Spa, fondata nel 2013 da quattro cittadini italiani (Luca Ferrari, Francesco Patarnella, Matteo Danieli, Luca Querella) e da Tomasz Greber, di origine polacca. I quattro fondatori italiani detengono circa l'80 per cento dell'azienda, mentre il socio Greber possiede una partecipazione del 4 per cento. Dal 4 luglio del 2019 è presente una quota di minoranza, pari al 5,7 per cento, di proprietà dei gruppi: H14 Spa, Nuo Capital, riconducibile alla famiglia Pao Cheng di Hong Kong, e Star Tip Spa, veicolo della società di investimento internazionale Tamburi Investment. Il resto lo hanno ex dipendenti. Il fondo Nuo Capital (New Understanding Opportunities) è riconducibile a Stephen Cheng, noto uomo d'affari cinese, ed è stato fondato nel 2016.

In proposito, si ricorda che la legge cinese sulla sicurezza nazionale obbliga cittadini e organizzazioni a fornire supporto e assistenza alle autorità militari di pubblica sicurezza e alle agenzie di intelligence. Ed è qui che nasce il primo problema, perché i cinesi potrebbero venire in possesso dei dati di milioni di italiani. Ne scaturisce quindi non solo una questione di privacy, ma di possibile spionaggio e di manipolazione dei dati a scopo politico, militare o commerciale. Il Copasir «non intende entrare nel merito della scelta del governo», ma nella relazione firmata dal presidente Raffaele Volpi, spiega che «l'unico dato da dover immettere nella App dovrebbe essere un codice anonimo risultante dall'effettuazione di un tampone».

La norma peraltro sul punto «non chiarisce qual è il soggetto titolato ad inserire nella App tale codice e non definisce controlli e disposizioni in ordine a quale sia la conseguenza di un alert». Inoltre, è necessario «che l'attuazione della piattaforma avvenga con criteri univoci sul territorio nazionale, evitando la possibilità di interpretazioni differenziate da parte di Regioni ed Enti locali tali da introdurre ingiustificate limitazioni alla libera circolazione dei cittadini».

Il Comitato esprime poi preoccupazione per il fatto che la Bending Spoons, secondo quanto previsto dal contratto, continuerà la sua attività di aggiornamento dell'applicazione per sei mesi, determinando quindi una potenziale dipendenza del sistema, affidato anch'esso a una società privata.

Inoltre, la tecnologia Bluetooth risulta molto vulnerabile a intrusioni che potrebbero comportare «l'invio di messaggi falsi o fraintendibili, relativi allo stato di salute o al possibile contagio dei destinatari».

I deputati della Lega Elena Maccanti e Massimiliano Capitanio chiedono che il ministro Pisano vada «in audizione in Parlamento per chiarire se e come intenda correggere i tanti aspetti critici di natura procedurale, tecnica e giuridica evidenziati».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
ilGiornale.it Logo Ricarica