«La Regione Lombardia si è concentrata principalmente sui test ai casi sintomatici e ha investito meno nell'assistenza territoriale, mentre il Veneto ha praticato tamponi a una popolazione ampia, compresi i casi asintomatici e paucisintomatici. Il modello veneto si è dimostrato più efficace». Questa la conclusione a cui arriva lo studio condotto da Eduardo Missoni, professore di Global Health and Development presso la Sda Bocconi, sulla gestione dell'emergenza sanitaria. Il modello dei tamponi a tappeto ha permesso di arginare meglio la catena dei contagi.
Ma il metodo Crisanti non è applicabile ovunque, così come il modello di Vo' Euganeo, dove è stato effettuato il tampone a tutti gli abitanti in due fasi successive, non è estendibile all'intero Paese. A farlo notare è l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e presidente della Società italiana di terapia antinfettiva. «Nel caso di Vo' Euganeo - spiega - si è isolato e testato un paese di 3mila anime, meno di coloro che lavorano all'ospedale San Martino di Genova. L'Italia non è Vo'. Senza contare le ricadute in termini di costi immediati per eseguire i tamponi e di lungo periodo su un'economia già in ginocchio».
Bassetti tenta di frenare il Comitato tecnico scientifico che valuta costi e benefici di un estensione dei test faringei dagli attuali 75-100 mila a 300mila. E va contro la tesi dell'ex presidente della Bre, Mario Draghi che, perché l'economia riparta davvero, chiede che i tamponi a tappeto diventino la normalità. «Servono test di massa - sostiene Draghi al congresso dell'European society of Cardiology - e poi il tracciamento può essere fatto in seguito ai test».
Al ritmo di 300mila al giorno, ribadisce l'infettivologo, «in 6 mesi avremmo testato l'intera popolazione italiana. Non serve, sia perché l'esito potrebbe mutare nell'arco di pochi giorni o ore, in caso di contatto con un infetto, sia perché ci pone di fronte a un dilemma: se fossimo tutti positivi, anche gli asintomatici, dovremmo chiudere tutto? Se avessimo il 3-4% della popolazione italiana positiva cosa faremmo?».
Paradossalmente anche a scuola bisognerebbe sottoporre tutti a tampone ogni giorno, impossibile.
Bassetti sposa la linea del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, secondo cui non ha senso fare uno screening a tappeto ma va mirato per arginare le situazioni potenzialmente a rischio. Quindi il tampone va fatto non agli asintomatici ma quando una persona presenta i sintomi.
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