Israele, ancora sangue: feriti padre e figlio. L'aggressore ha 13 anni

Nuovo attacco a Gerusalemme. Netanyahu: "La nostra risposta sarà forte, veloce e precisa"

Israele, ancora sangue: feriti padre e figlio. L'aggressore ha 13 anni

Un nuovo attacco, questa volta a opera di un 13enne palestinese, con due israeliani feriti. Il giorno dopo la strage alla sinagoga, sette persone uccise, compreso un quattordicenne, Israele è ripiombata nel terrore. Ieri mattina, quando il Paese era ancora sotto choc per l'attentato di venerdì sera al quartiere Neve Yaakov di Gerusalemme, due persone sono state colpite e ferite gravemente alle pendici delle mura della Città vecchia nel rione a popolazione mista di Silwan. I due feriti sono un ragazzo di 22 anni definito «in condizioni gravi» e un 45enne. Padre e figlio. L'emittente pubblica Kan ha detto che l'aggressore è un tredicenne di Gerusalemme Est, Muhammad Aliyat. Le forze di difesa israeliane hanno precisato che il figlio ferito era un ufficiale fuori servizio della Brigata dei paracadutisti e che era riuscito a sparare e colpire l'aggressore nonostante le sue ferite.

Ma la risposta israeliana è arrivata subito. Almeno 42 persone sono state arrestate dalla polizia, in rapporto all'attentato di venerdì. La polizia ha spiegato che gli arrestati - fra cui membri della famiglia del killer - sono tutti residenti del quartiere di a-Tur, a Gerusalemme Est. Fra le vittime civili davanti alla sinagoga c'è anche una coppia di sposi, ebrei ortodossi: Eli (48 anni) e Natalie (45 anni). Il padre di Eli ha riferito che i due erano nel loro appartamento quando hanno sentito i primi spari e che «si sono lanciati in strada per soccorrere i feriti. Il terrorista ha sparato loro a bruciapelo». Il nome della terza vittima è Rafael Ben Eliyahu, 56 anni mentre Asher Natan, 14 anni, è la quarta. Intanto lo Stato ebraico si prepara al peggio. Il commissario di polizia Kobi Shabtai ha ordinato che una squadra di ufficiali dell'unità d'élite antiterrorismo Yamam fosse di stanza a Gerusalemme. E il capo di Tzahal Herzi Halevi ha aumentato le forze in Cisgiordania. La polizia ha invitato i cittadini con porto d'armi a portarle con sé. Un uomo armato palestinese ha aperto il fuoco in un ristorante vicino a Gerico, ma non ci sono feriti.

Da parte palestinese continuano i festeggiamenti. Un «atto eroico», ha definito l'attacco di ieri mattina il portavoce di Hamas, Hasem Kassem. L'Hezbollah libanese ha invece lodato l'attentato sferrato davanti alla sinagoga. «Hezbollah elogia l'eroica operazione di martirio». L'Autorità palestinese ha affermato di ritenere Israele «pienamente responsabile della pericolosa escalation». Il premier Benjamin Netanyahu ha poi parlato e precisato: «Abbiamo deciso alcuni passi concreti immediati e il Consiglio di difesa del governo li varerà in una riunione». Netanyahu quindi ha fatto appello alla popolazione a «non farsi giustizia da sé» e ha assicurato che la risposta agli attacchi sarà «forte, rapida e precisa». Anche la comunità internazionale è indignata per il massacro in sinagoga. Un «attacco al mondo civilizzato», ha esordito il presidente Usa Joe Biden che ha chiamato Netanyahu per assicurargli il sostegno e ricordando «l'impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele». In una nota l'alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell ha condannato «fermamente questi atti di folle violenza e odio». Mosca invece ha invitato «alla massima moderazione». Il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, pure ha twittato un messaggio. «Crimini cinicamente commessi durante la Giornata internazionale della memoria dell'Olocausto».

Candele accese, niente musica e un minuto di silenzio in memoria delle vittime hanno aperto ieri sera la protesta contro il governo di Netanyahu a Tel Aviv. L'appuntamento che la settimana scorsa ha visto la partecipazione di 8 mila persone.

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