San Paolo. Erano da poco passate le nove di giovedì sera nel quartiere porteño di Recoleta, uno dei più chic di Buenos Aires. Qui la vicepresidente dell'Argentina Cristina Fernández de Kirchner era appena scesa dalla sua macchina e si era trovata di immersa tra la folla peronista che, da una decina di giorni, le esprime solidarietà sotto casa dopo che il procuratore Diego Luciani aveva chiesto il 22 agosto scorso la sua interdizione a vita dai pubblici uffici e 12 anni di carcere per una corruzione da almeno un miliardo di euro.
L'altro ieri sera però, a differenza delle altre, la aspettava mescolato tra i suoi fan il 35enne Fernando Andrés Sabag Montiel, padre brasiliano, madre cilena ma residente in Argentina da quando aveva sei anni. Improvvisamente l'uomo si avvicina a meno di mezzo metro da Cristina, le punta una pistola Bersa calibro 32 e preme il grilletto ma, invece dello sparo, si sentono immediate le grida della folla nei video che sono ormai virali online. La pistola era carica, con 5 proiettili, nessuno dei quali era però in canna, da cui l'esito fortunatamente innocuo per la Kirchner.
Esito innocuo ma ripercussione straordinaria, in Argentina così come nel mondo. Il presidente Alberto Fernández - solo omonimo ma non parente di Cristina, nonostante lo stesso cognome - in un discorso televisivo a reti unificate pochi minuti dopo l'attentato lo ha definito «il più grave episodio di violenza politica dal ritorno della democrazia nel nostro paese nel 1983», accusando la stampa di incitare all'odio e dichiarando ieri «festività nazionale straordinaria» affinché «il popolo possa esprimersi in pace».
Anche tutti i leader internazionali si sono affrettati a esprimere il loro sostegno alla vicepresidente, condannando il gesto di Sabad Montiel, tra cui il governo degli Stati Uniti e Papa Francesco, che ha anche parlato telefonicamente con la Kirchner per esprimergli vicinanza in questo momento duro per lei e per la sua Argentina, sommersa in una grave crisi sociale, economica e politica senza precedenti.
Ieri dunque sia le banche che le scuole sono rimaste chiuse a Buenos Aires, dove c'è stata una oceanica manifestazione pro Cristina in Plaza de Mayo, con in prima fila tutti i sindacati, che hanno indetto uno sciopero generale lampo per l'occasione. Al momento, mentre il presidente è ancora nell'appartamento di Cristina, fortunatamente non ci sono stati scontri tra i supporter ed i detrattori della vicepresidente, che sono tanti basti pensare che sino all'altro ieri, l'80% degli abitanti di Buenos Aires, Cordoba e Mendoza, a detta dei sondaggi, aveva un'opinione negativa o molto negativa della Kirchner, desiderando che non godesse dell'immunità parlamentare (Cristina è anche senatrice) per rispondere alla giustizia.
L'opposizione ha espresso solidarietà verso Cristina e sia l'ex presidente Mauricio Macri, il sindaco della città di Buenos Aires Horacio Rodriguez Larreta e l'ex governatrice della provincia di Buenos Aires, l'attuale deputata Maria Eugenia Vidal, hanno inviato messaggi sottolineando che la violenza non è la risposta per un cambiamento.
Immediatamente arrestato, Sabag Montiel, che aveva precedenti penali per possesso di armi, tatuaggi nazisti e che potrebbe soffrire di problemi psichiatrici, a detta di un suo vicino di casa. La polizia ha trovato a casa sua un centinaio di proiettili e simboli satanisti. Come scrive il quotidiano La Nación, nelle ultime settimane l'attentatore era stato intervistato per due volte da Crónica TV, esprimendo malcontento per i programmi sociali e l'accettazione degli stranieri in Argentina.
Da segnalare, infine, che dopo l'attentato, la Kirchner è rimasta
per alcuni minuti tra la folla, salutando i militanti e firmando copie del suo libro ultimo libro, «Sinceramente». Poi si è allontanata per rientrare nel suo appartamento, mentre i suoi fan la acclamavano come Evita Perón.
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