Politica

Primarie, Pd ancora nel caos. Bassolino presenta il ricorso

Antonio Bassolino sta valutando se presentare ricorso dopo gli scandali delle primarie napoletane documentati da un video di Fanpage. Intanto, a Roma, Orfini replica alle accuse di Speranza, che ieri ha attaccato lo stesso premier-segretario Renzi

Primarie, Pd ancora nel caos. Bassolino presenta il ricorso

Acque agitate in casa Pd dopo le primarie di Roma, che hanno fatto registrare un clamoroso flop come numero di votanti (la metà rispetto al voto del 2013). E non solo. Anche il "caso Napoli" desta scalpore, con Bassolino sconfitto per soli 452 voti e un video che mostra che alcuni elettori avrebbero ricevuto soldi in cambio di una "preferenza". Non solo. Anche esponenti di centrodestra a presidio di seggi delle primarie Pd a Napoli. Nelle immagini riprese da Fanpage e girate a Scampia, ci sono Claudio Ferrara, assessore di centrodestra dell'VIII Municipalità, candidato alle politiche del 2013 con Berlusconi e ritiratosi dopo l'esclusione di Cosentino, e Giorgio Ariosto, candidato nel 2011 alla stessa Municipalità con Pid. Ariosto nel video dà a una persona anche l'euro per il voto ed è anche presente nel comitato della candidata Valente la sera per i festeggiamenti.

La commissione di garanzia per le primarie è convocata per domani pomeriggio alle 17 ma non esaminerà il video di Fanpage "a meno che non ci siano ricorsi in merito". Lo spiega Giovanni Iacone, presidente della commissione che può indagare sull’accaduto solo in caso di ricorso di uno dei partecipanti alle primarie. In caso contrario l’analisi del video tocca "alla commissione provinciale di garanzia del Pd - spiega Iacone - che potrà decidere di prendere provvedimenti nei confronti degli iscritti". Iacone precisa che i fatti evidenziati dal video "non sono stati riportati in nessuno dei verbali che ci sono pervenuti dai 78 seggi" e che quindi non sono stati notati da nessuno dei presidenti e degli scrutatori dei seggi e neanche dai delegati dei candidati, dal momento che nessuno li ha fatti mettere a verbale.

La procura apre un fascicolo

Già nel pomeriggio la procura ha deciso di aprire un fascicolo, senza formulare al momento ipotesi di reato. La magistratura potrebbe decidere di acquisire il video di Fanpage con le immagini incriminate delle primarie democratiche a Napoli e anche Antonio Bassolino non è stato a guardare.

In serata la conferma che il candidato ha presentato ricorso, per "rispettare la libertà e la dignità delle persone", che "è un requisito irrinunciabile della democrazia". "Non conosco gli elementi del ricorso - ha commentato Valeria Valente - valuterà la Commissione. Ho fiducia nel suo operato, non mi posso pronunciare a riguardo".

Grillo: "Chi tace sui brogli è complice"

Sulla polemica in seno al Pd, specie dopo le denunce dei presunti voti comprati nelle primarie di Napoli, Beppe Grillo si tuffa a pesce: "Perché il Pd - scrive su Twitter - non parla sui brogli e la compravendita voti di Napoli? Tacere significa essere e rimanere complici". E sul blog va giù ancora più pesante: "Dopo la GomorraPd di Casavatore questo fine settimana si sono consumati brogli e compravendita di voti durante le primarie piddine di Napoli come dimostrato dalla video inchiesta di Fanpage. Invitiamo i cittadini a rivolgersi alle autorità giudiziarie e denunciare senza timore - conclude Grillo - i brogli piddini ormai conclamati".

Roma, Orfini si sfoga su Facebook

"Vediamo di capirci - scrive Matteo Orfini sulla propria bacheca Facebook - la minoranza del Pd mi attacca per aver detto che nel 2013 a Roma c'erano le truppe cammellate, i capibastone e un partito travolto da Mafia capitale. Purtroppo non è una mia opinione. Ma pura cronaca. E dire che le primarie del 2013 erano organizzate e gestite da quel partito anche. Sono 14 mesi che ripuliamo e bonifichiamo. Questo ha un costo. Anche in termini di partecipazione, basta vedere i dati di Ostia e Tor bella monaca". Parole molto dure quelle del presidente Pd, che a Roma ricopre anche il delicato compiuto di commissario del partito.

"Molti elettori a Roma - prosegue - si sono allontanati per lo spettacolo di quel partito. Speranza mi invita a essere umile e a recuperare voti. È quello che a Roma facciamo da mesi. Se oggi stiamo meglio è perché non abbiamo messo la polvere sotto al tappeto. E abbiamo raccontato la verità. C'era un partito malato, che non pagava gli affitti delle sedi, che accumulava milioni di debiti, che alimentava il trasformismo, che infeudava i circoli, che chiudeva gli occhi di fronte ai problemi, che si voltava dall'altra parte di fronte alle opacità amministrative e alle pressioni dei gruppi di interesse. Lavorando e soffrendo tutti insieme quel partito lo abbiamo cambiato. Mentre molti di quelli che oggi alzano il ditino si tenevano ben alla larga da Roma per non "sporcarsi" l'immagine".

"Capisco - dice Orfini - che i protagonisti di quella fase di degenerazione ne abbiano nostalgia. Non capisco perché la minoranza del Pd la rimpianga. E non accetto che giochi al congresso sulla pelle di Roma. Dopo quanto accaduto in questi mesi fare le primarie è stato un atto di coraggio. Che più di quarantamila persone abbiano espresso una preferenza per uno dei sei candidati è un'ottima base da cui ripartire. Ma ovviamente non va sottovalutata l'astensione e nessuno lo ha fatto. È chiaro che in quel dato c'è anche il disagio di un pezzo di elettorato".

Troppe schede bianche a Roma

Alle primarie del centrosinistra della Capitale ci sono state anche 2.800 schede bianche. Roberto Giachetti minimizza: "Esattamente come ci sono state tante persone che non sono venute a votare per dare un segnale - dice a CorriereLive - non mi stupirebbe che ci fosse stato chi è andato a votare e avesse voluto dare un segnale in questo modo. Cosa cambia nel panorama generale - prosegue - tra 43.000, 45.000 e 47.000 votanti? Non credo che 2.000 voti in più o in meno facciano la differenza". E sottolinea questo: "Nessuno di noi aveva interesse a gonfiare le cifre. Mi sono sentito con Morassut la sera delle primarie, quando mi chiamò per congratularsi e ci siamo detti proprio questo". In realtà se a un dato decisamente deludente si aggiungono ben 2.

800 schede bianche, si capisce ancor di più quanto sia in crisi il Pd a Roma.

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