Ritorno sui banchi a ostacoli. E tra proteste. Mentre ieri si votava la fiducia - 305 sì, 221 no - alla Camera sul decreto Scuola che contiene anche le misure per far ripartire le attività a settembre, il premier Conte convocava i sindacati dei docenti a Palazzo Chigi insieme con Protezione civile, Upi e Anci. Al centro del tavolo le richieste emerse dalle proteste dei giorni scorsi e le condizioni per la ripartenza scolastica. Considerate ancora non sufficienti dalle sigle sindacali, così come i fondi stanziati alla voce scuola - 1,5 miliardi - e il nodo del concorsone per assumere 32mila precari che avverrà tramite una prova scritta a computer e a risposte aperte. Anche se la ministra Lucia Azzolina ha ribadito, nel corso del lungo summit di ieri, iniziato il pomeriggio e finito la sera, che «sulla scuola stiamo mobilitando risorse per oltre 4 miliardi. Siamo tutti d'accordo che l'obiettivo di riapertura a settembre è complesso, ma raggiungibile se lavoriamo tutti insieme, ciascuno per la propria parte: il Paese si aspetta da noi che i ragazzi a settembre tornino a scuola». Verranno stanziati subito anche «330 milioni per l'edilizia scolastica leggera». Quello per la scuola ha aggiunto sarà sarà un piano su più livelli che seguirà l'andamento del rischio di contagio» e che «Vogliamo tenere quanto più possibile unito il gruppo classe, stiamo aspettando i dati sull'edilizia dagli Enti locali. A breve chiuderemo le Linee guida condivise per settembre». Per la riapertura sono state presentate svariate ipotesi. Tra queste anche visiere trasparenti, al posto delle classiche mascherine, per mantenere la socialità e garantire gli studenti disabili, ma anche pannelli di plexiglass per mantenere il distanziamento tra i banchi e compartimentarli come hanno fatto altri Paesi europei.
Quanto alle graduatorie provinciali verranno attivate già a partire dal prossimo anno scolastico. Novità introdotta nel decreto è quella che trasforma i sindaci in commissari per interventi di edilizia scolastica: «fino al 31 dicembre 2020 i sindaci e i presidenti delle province e delle città metropolitane operano, nel rispetto dei principi derivanti dall'ordinamento comunitario, con i poteri dei commissari». È saltata all'ultimo una misura attesa da professori e maestre con supplenze annuali: l'estensione della Carta del docente (prevista solo per i docenti di ruolo) con un budget di 300 euro per il 2020.
Il presidente di Anief Marcello Pacifico ha ribadito che «l'obiettivo è quello di riprendere solo in presenza in condizioni che garantiscano la piena sicurezza di tutti. Chiediamo di rivedere i rapporti alunni-docenti per classe, con il limite di 15 allievi, mettendo mano agli organici del personale docente e Ata, procedendo subito con un piano straordinario di reclutamento, senza obbligare i collaboratori scolastici alla responsabilità della sanificazione, che è invece di competenza del personale esterno». Duro l'ex ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti che parla di «approccio improvvisatore governo». In Italia «abbiamo chiuso per primi e riapriremo per ultimi. E non c'è alcun dato che ci dice che riusciremo ad aprire a settembre veramente in presenza e senza problemi». Un centinaio di precari ieri sono arrivati da tutta Italia a Roma per scendere in piazza contro il decreto. In primis contro quello che è stato ribattezzato il concorso «Ammazza Precari» visto lo «scarso numero di docenti appartenenti a questa categoria che potranno essere stabilizzati, si presenta inadeguato a risolvere il problema del precariato nella scuola», accusa il Coordinamento nazionale precari.
In Aula, Fratelli d'Italia punta il dito contro la fiducia: «Aver posto l'ennesima fiducia sul decreto è stato un pessimo segnale da parte del governo che ha impedito l'esame di molti emendamenti che FdI aveva presentato su temi importanti come gli studenti disabili, i docenti precari, le scuole paritarie, l'avvio in sicurezza del prossimo anno scolastico».
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