La salma di Elisabetta torna a Londra. Oltre 30 ore di fila per l'ultimo saluto

Cinque chilometri a piedi e attesa interminabile per chi vorrà vedere il corpo esposto per i prossimi 4 giorni a Westminster

La salma di Elisabetta torna a Londra. Oltre 30 ore di fila per l'ultimo saluto

Il C17 della Raf ha scaldato i motori alle 17.24 all'aeroporto di Edimburgo in un silenzio totale. Poi l'aereo incaricato di riportare a Londra la salma della Regina ha lasciato terra salutato dall'inno nazionale suonato dalla Guardia d'Onore. Il Boeing, che tante volte è stato utilizzato per le missioni umanitarie in Afghanistan e di trasporto di armi agli ucraini nella guerra contro la Russia, questa volta è decollato dolcemente, mentre il sole tramontava illuminando di una struggente luce dorata i paesaggi della terra che Elisabetta tanto amava. Dopo un'ora di volo circa, la Regina è tornata a casa dai suoi sudditi, laddove, più che in ogni altro luogo, la gente comune vuole farle sentire la sua vicinanza. Ma soprattutto, essere parte della Storia, poter dire fra qualche anno: «Io c'ero». A Buckingham Palace, dove il feretro è giunto dopo le 19, migliaia di persone erano già assiepate ai cancelli.

Nella capitale, fin dal giorno della sua morte, si respira un'aria di composto cordoglio collettivo, con la gente che continua ad arrivare e ad accamparsi nei pressi di Westminster dove il feretro rimarrà per quattro giorni, fino al momento del funerale pianificato per lunedì prossimo. Le prime due signore sono giunte due giorni prima che Westminster Hall aprisse i battenti al pubblico, gli altri si sono uniti lentamente, ma inesorabilmente come un'onda gigantesca che si prepara allo tsunami finale. Giovani e anziani, donne e uomini, coppie insolite con le giacchette invase da improbabili spillette con l'effige della sovrana, si sistemano con una tenda nelle vicinanze, decise a trascorrere la notte all'aperto pur di riuscire a portare i propri rispetti alla sovrana che, nella loro vita, c'è sempre stata. Un uomo in completo scuro sotto il quale s'indovina un corpo tatuato, racconta ai giornalisti come l'ultima sovrana sia stata per lui, un faro. E dalla tasca tira fuori la sua fotografia, che come un santino, porta sempre con sé, dovunque si trovi. «Non potevo non venire» afferma, scuotendo i capelli lunghi come un vecchio rocker monarchico. E le 30 ore di fila e i 5 chilometri a piedi che aspettano tutti quelli che hanno avuto la sua stessa idea non sembrano spaventarlo. Del resto, se c'è stato in passato chi ha trascorso la notte all'addiaccio pur di assicurarsi un biglietto per il torneo di Wimbledon, figuriamoci se non vale la pena di attendere per essere protagonisti di un evento storico. Ieri, quando la madre del Regno Unito è atterrata a Londra, sulla città cadeva una pioggia fitta, ma nessuno degli astanti si è mosso dalla sua postazione.

Mentre re Carlo e la consorte Camilla erano già rientrati a Buckingham Palace, di ritorno dalla loro visita in Irlanda del Nord, ad accompagnare Elisabetta II nel suo ultimo, doloroso, ritorno a casa, è stata la Principessa Anna. È stata la monarca ad esprimere il desiderio che fosse la sua unica figlia a giocare un ruolo primario nei giorni che precedono il suo funerale. Un ruolo che Anna, triste e stremata dal peso del lutto e dell'ufficialità, ha svolto al meglio e che rispecchia l'importanza che la Principessa ha avuto per la madre, almeno negli ultimi anni, preannunciando anche il ruolo di supporto che avrà anche per il fratello. Oggi Carlo, insieme ad altri membri della Famiglia Reale, accompagnerà la madre nell'ultima processione, da Buckingham Palace fino a Westminster Hall, che aprirà le sue porte alle 17.

Solo una parte della folla accorsa riuscirà ad omaggiare la sua Regina. L'organizzazione, un incubo per i servizi di sicurezza nazionale, prevede di riuscire a informare tutti sui tempi di attesa stabiliti nel corso della giornata. Gli altri dovranno rassegnarsi a tornare il giorno dopo.

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