Attualità

Da Milano a Primavalle, la violenza dei cattivi maestri col pallino della trap

Il 17enne accusato per l'omicidio di Primavalle si atteggiava da trapper, con pose da duro e un frasario aggressivo. Ma quell'immaginario violento non è purtroppo una novità, per chi frequenta la rete

Da Milano a Primavalle, la violenza dei cattivi maestri col pallino della trap

Ascolta ora: "Da Milano a Primavalle, la violenza dei cattivi maestri col pallino della trap"

Da Milano a Primavalle, la violenza dei cattivi maestri col pallino della trap

00:00 / 00:00
100 %

Sui social ostentava pose da duro, accompagnate da un frasario spesso violento. Lo slang della strada. "Shooting at the opps" (sparando ai rivali), aveva scritto come sottotitolo nel proprio profilo online. Aspirante trapper, nei testi delle sue canzoni faceva riferimenti a situazioni violente e di droga. "Vivo in un monolocale, scemo, ho venduto la droga". "Finirai dentro una bara". Il 17enne accusato dell'omicidio di Michelle Causo raccontava se stesso così, attingendo a un immaginario ai limiti del consentito. Nei video, il cappuccio calato a nascondere il volto, ma anche sequenze con banconote e gioielli. Poi le foto a Roma con la "gang" (il gruppo di amici).

Ma quelle immagini sui social e quei testi aggressivi non sono certo una novità per chi frequenta la rete e conosce il mondo borderline del trapper violenti (per davvero o per subdola millanteria). Chiamarli cantanti sarebbe offensivo verso chi fa buona musica: le sparate a suon di rime e di suoni cacofonici sono piuttosto un'accozzaglia di allusioni a una vita fatta di eccessi. Di droga, di armi, di rapporti in cui l'unica legge è quella della prepotenza. In rete la musica violenta di questi ragazzotti si rintraccia con estrema facilità e la cosa inquietante è che ad ascoltarla sono pure in tantissimi. I testi, al netto di un linguaggio spesso gergale, lasciano poco spazio alle interpretazioni ed evocano un'irruenza esibita, rivendicata, ostentata.

Tra i brani accusati di diffondere messaggi pericolosi ci sono ad esempio quelli del rapper Simba La Rue (al secolo Mohamed Lamine Saida), che in una sua traccia canta: "Giravo di notte, rubavo le Twingo. Con la droga ci ho riempito il frigo. Con la droga ci ho pagato l'affitto. Ah, ah, che bello il rischio. Lavoravo bamba, era tutto bello...". E ancora: "Fucile d'assalto su quella tua testolina da caz*o. Fai il matto? Finisci scomparso". Il collega Touché, padovano di origini marocchine, non è da meno. "Droga dentro ai boxer, pula non la trova (yeah, yeah). Ho troppe condanne non ne voglio una nuova. Se ci state addosso, fra' è arrivata la tua ora", afferma in un suo testo. Non c'è bisogno di un esegeta per parafrasare e comprendere le immagini evocate dalle suddette composizioni rappate.

"Con i soldi della droga ho comprato una pistola, Sogno settimana al caldo, rischio settimane al gabbio", dicono invece i trapper del gruppo musicale Fsk Satellite. Il video che contiene queste frasi ha sinora ottenuto 2.3 milioni di visualizzazioni su YouTube. Alta diffusione - 1,3 milioni di visualizzazioni - anche per un brano del rapper romano Gallagher, che scandisce: "Mangio pasticche, divento violento (...) Seh, mi sto divertendo. Ti spengo col ferro". Il ferro, nello slang di strada, è l'arma da fuoco. Il rapper Minur, milanese di origini marocchine, invece, in una sua traccia esclama: "Ridi troppo, ti saltano i denti. Non sono ricch*one se fotto 'sti rapper. Se fai lo scemo, ti levo dal caz*o. Non ho un disco d'oro, ho sei capi d'accusa". Il turpiloquio è solo un dettaglio, spesso ricorrente nel genere. Variazione sul tema: "Ho visto uno finire in un cofano perché in questura ha chiesto un microfono. No bla bla... è la legge di strada. Fai attenzione, sappiamo il citofono". Chi parla con la polizia, finisce male.

E di testi simili se ne potrebbero citare molti altri. "Se si muove, colpo in testa (bang, bang, bang). No, non prendo la mira. Lo prendo in testa, lo prendo e basta", ad esempio. Questi sono i messaggi che, attraverso la rete, arrivano ai nostri giovani. Accompagnati peraltro da immagini altrettanto esplicite. Il rischio - lo si intuisce - è che qualcuno venga irretito da quell'immaginario di sopraffazione e di illegalità al punto da farlo proprio. Da trasformarlo cioè in azioni concrete. Talvolta - come ci raccontano le recenti cronache - sono gli stessi trapper a tradurre quelle scorribande musicali in realtà, fra rapine, risse ed episodi di spaccio. Inutile talvolta scomodare sociologi ed esperti per comprendere cosa si nasconda dietro certi fenomeni giovanili.

Il degrado, spesso, è a portata di clic.

Commenti