Dal buio dei bassifondi alle luci di Hollywood

Prima di diventare l'uomo più celebre del mondo, il grande attore ebbe un'infanzia difficile tra povertà e ragazzacce. Ackroyd ne firma la biografia "definitiva"

Dal buio dei bassifondi alle luci di Hollywood

Suonava il violino, leggeva Schopenhauer e faceva sesso con ragazzacce, che lo ricattavano: 4 mogli e 11 figli, a segnare una vitalità incontenibile. E se i suoi film hanno fatto il giro del mondo, imponendo Charlot, una delle maschere più grandi del 900, a un secolo da quella bombetta, immortalata nei film Il monello , Il vagabondo , Tempi moderni , il nome di Charles Chaplin non dice più molto ai giovani. Il suo omino coi baffi, per François Truffaut «l'uomo più povero e oscuro del mondo», non è stampato serialmente sulle magliette, come accade per Marilyn Monroe, icona globale più vicina. Così giova immergersi nella biografia Charlie Chaplin (Isbn, pagg. 272, euro 23) di Peter Ackroyd, romanziere inglese classe 1949, per ripercorrere la storia di un artista di genio, amico di Gandhi, Einstein e Krusciov e, in parallelo, la storia d'un mondo scomparso. Dove povertà e follia, ascese sociali e cadute morali si avvicendano senza tregua sullo sfondo del cinema muto, dei primi film sonori, di una Hollywood peccaminosa e bacchettona. Al centro, lui: Charles Spencer Chaplin, che il 16 aprile del 1889 nasce a South London, quartiere londinese miserabile, dove «predominavano gli odori dello sterco e della birra». Un fetore di povertà, che sua madre Hannah, cantante e attrice disinvolta - tre figli da tre uomini diversi e il marciapiede, all'occorrenza -, portava addosso. «Misurare la moralità della nostra famiglia col metro consueto è voler mettere un termometro nell'acqua bollente», puntualizza Chaplin nella sua autobiografia, costruendo un santino di sé, della madre e del fratellastro Sydney, suo agente negli anni d'oro. Ackroyd, invece, parte dai bassifondi di Londra, dove Charlie, figlio di padre ignoto, balla fuori dai pub per qualche penny, e svela un'infanzia tormentata, tra ricoveri di mendicità e stanze in affitto. Dove Hannah, nel 1885 sposa dell'artista di varietà Charles Chaplin senior, che diede il suo cognome ai figli di lei, alternava momenti di lucidità e di follia. Da irrequieta, preferì la libertà e Chaplin senior la lasciò. Non a caso, nei film chapliniani la figura della prostituta è intensa, come quella della donna da difendere. Miss Chaplin avvierà il figlio alla sua stessa carriera, rimanendo senza voce sul palcoscenico del «Canteen»: mentre i militari rumoreggiano, Charles sale sul palco, cantando una canzone popolare sotto una pioggia di monete. Il talento non gli impedì di finire, a 7 anni, ad Hanwell, istituto vittoriano per bimbi indigenti: era il numero 151 e la madre non andava a trovarlo. Germina in tale infanzia il personaggio del piccolo vagabondo.

Chaplin, nel 1915 l'uomo più famoso del mondo, non provava compassione per i poveri e gli emarginati. «Si cibano dello squallore. Scelgono i quartieri peggiori per abitarci», dice dei poveri un personaggio del film La contessa di Hong Kong . Fattorino, ballerino, fotografo, a 14 anni lo guarda esibirsi la regina Alessandra. La svolta arriva nel 1910: il regista Fred Karno lo scrittura per una tournée all'estero, dove «Charlie l'ubriacone» spopola. «Monsieur, siete un musicista e un ballerino naturali», gli dirà a Parigi Claude Debussy. A New York, dove Charlie divide la stanza con Stan Laurel, che «friggeva braciole di maiale, mentre lui copriva lo sfrigolio suonando il violino», Groucho Marx lo incoraggia. Sul palco si divertiva, ma nella vita privata Chaplin era tetro. A lanciarlo, nel 1913, è l'impresario Mack Sennett: il cinema era il futuro e nelle sale cinematografiche, ricavate dalle facciate dei magazzini, i “nickelodeons”, dove si proiettavano film di 10-15 minuti, il Piccolo Barbone sfonda. «Chaplin, come Shakespeare, ebbe il vantaggio d'essere un artista istintivo nei primi anni d'una nuova arte», nota Ackroyd, illuminando 30 anni di lavoro, negli studi californiani, dove si giravano 4 film contemporaneamente, senza copione. La sua donna ideale? «Una di cui non sono innamorato, ma che è totalmente innamorata di me», confessa. Coinvolto in storie con donne-bambine, «che avevano la slealtà di rimanere incinte, per farsi sposare», l'artista ebbe fama di Priapo: dopo un viaggio in Europa, per la sua «turpitudine morale» e per le simpatie comuniste, nel '47 gli fu proibito di tornare negli USA. Eppure Hitler, dopo aver visto Il grande dittatore (1939), film che lo parodiava, vietò le sue pellicole in Germania. Con l'avvento del sonoro, Chaplin appare superato.

Bogdanovich, che nel 1975 vuol girare un film su di lui, va a Vevey, sul lago di Ginevra, dove vive con la giovane moglie Oona, figlia di Eugene o'Neill, ma rinuncia: «Chaplin non è più Chaplin». Il 25 dicembre del 1977 morirà nel sonno, lui che detestava il Natale.

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