«L'Italia e gli azzurri? Sorry, a Londra io gareggio per me»

nostro inviato a Verona
«Un paio di vasche e sono da voi». Un ultimo mulinare di bracciate per Federica Pellegrini che conclude l'allenamento. Non è un sabato mattina normale. Non può esserlo perché tra quindici giorni la stella della spedizione azzurra a Londra 2012 nuoterà nelle acque olimpiche. Il sole si alterna alle nuvole, ma nello sguardo determinato della campionessa spunta sempre puntuale il sorriso. Le compagne della staffetta l'aiutano a prepararsi, un po' di crema ed eccola pronta. Veloce e perfetta come vuole essere in acqua.
Cosa serve per vincere alle Olimpiadi?
«Serenità. Mi metterò nella mia bolla e con me entrerà solamente chi mi dà serenità. Come è successo nonostante tutto (telenovela Marin, ndr) a Shanghai...».
Ancora una volta è Verona il suo trampolino di lancio?
«Mi sento a casa e i ricordi mi danno energia. Inoltre ho vicino la mia famiglia, fondamentale per me perché mi permette di arrivare serena all'appuntamento».
Ci arriva da regina ma non da favorita, ci sono pure degli scettici?
«Era così anche prima dei Mondiali 2011... Non ho considerato le gare. Mi danno fiducia gli allenamenti. Non penso alle avversarie».
Già le rivali. In questo 2012 si sono scatenate...
«In particolare la Muffat (nel tondo). Poi ci sono le americane Schmitt e Franklin che a 17 anni dice di prendere tutto come un divertimento ma ci credo poco».
La francese in particolare sembra abbia fatto la «copiona...
«In effetti guardando la sua preparazione il dubbio viene. Ha cercato ogni volta di fare una gara diversa».
La vedono come il mito da battere...
«Mi preparo a tutto. E comunque non penso che siano così serene, la mia doppietta di Shanghai pesa».
La sua abitudine a competizioni del genere può fare la differenza?
«È la mia terza Olimpiade, è un punto a mio favore. Ad esempio quando entri al villaggio cambia la storia: tutti è come se impazzissero».
Che messaggio manda?
«Lotterò fino all'ultima bracciata. Io sto benissimo nei panni della donna da battere, la tensione non è un problema. Comunque io ho già fatto tanto e ho ancora fame. Loro hanno ancora un bel po' da pedalare».
Non pesa neanche il fatto di esordire nella gara più delicata per lei, i 400?
«C'è chi dice che facendo bene sarebbe un'ulteriore spinta, se invece va male mi darebbe la carica per prendermi subito una rivincita. Nel dubbio io spero che vada bene fin dall'inizio. I 200 sono la mia gara, sono imbattuta dal 2008 ma in tante sono migliorate».
E la staffetta?
«Ha la priorità sugli 800. Comunque mi servirà per rompere il ghiaccio il primo giorno. A proposito se cercate mie eredi guardate in quella squadra. Spero che i miei risultati lascino il segno nella tradizione del movimento».
Agli Europei cosa è successo?
«È stato il momento più difficile della preparazione. Nei 400 c'è stata una contro prestazione colpa della forte stanchezza».
Si è fatta la fama di mangia-allenatori. Come va con Claudio Rossetto?
«Dopo i primi mesi di assestamento, ora va sempre meglio. Dopo Debrecen c'è stato un confronto costruttivo. Lui era abituato a uomini e velocisti. Io sono una donna e mezzofondista. Quella chiacchierata è stata la svolta».
Una parola per ognuna delle sue Olimpiadi?
«Atene, la matricola. Pechino, la consacrazione. Londra, il cerchio che si chiude».
E poi?
«Mi riposo un anno, farò solo le staffette. Voglio fare le cose con più tranquillità come il Natale con i miei».
Niente progetti di famiglia?
«Con Filippo (Magnini, ndr) è una storia importante, ma certi discorsi a quindici giorni dall'Olimpiade non si fanno».
Quindi un anno sabbatico per...
«Arrivare fino a Rio 2016, anche se Londra è lo spartiacque».
Una grande città, c'è mai stata?
«È la prima volta».
La colonna sonora olimpica?
«Ci metto Winehouse e Rolling Stones, più di Adele e dei Beatles».
E sul futuro immediato. Ha già organizzato compleanno e vacanze?
«Nella mia testa ci sono solo le gare».
Determinata e poi all'improvviso fragile...
«Sono umana, non sono programmata come un robot. E comunque sono contenta di avere questi problemi. La mamma dice che dovrei farmi scivolare addosso le cose che mi accadono attorno».
C'è posto per un altro tatuaggio...
«Per scaramanzia non parlo di medaglie. L'inglese? Se va tutto bene le interviste le faccio anche in tedesco».
Olimpiade delle donne?
«Spero che vincano anche i maschi. I dualismi non mi piacciono. Un nome? Paltrinieri è come me ad Atene».


La sua potrebbe essere la prima medaglia della squadra italiana, una spinta per gli altri azzurri?
«Mi dispiace, gareggio solo per me stessa. Io ho puntato dritto su Londra, non devo più dare risposte a nessuno... Però ben venga se posso spronare gli altri».

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