L'orribile sabato di Stefano Pioli scandito prima, durante e dopo il quinto derby consecutivo perso nel 2023, questa volta con una contabilità umiliante (1 a 5), non finirà molto presto. E non solo perché domani sera c'è già il primo appuntamento con la nuova edizione della Champions league al cospetto di Sandro Tonali e del suo Newcastle, ma perché l'ultima sfida con l'Inter di Simone Inzaghi ha scavato sotto la sua panchina una buca molto profonda in materia di simpatia e credibilità presso critica e popolo rossonero. Intendiamoci bene: Pioli continua a riscuotere - e non può essere altrimenti dopo 4 turni di campionato nei quali ha collezionato 3 successi su 3 nei precedenti - la stima massima del club che ha organizzato col suo contributo il mercato estivo ma è chiamato a riflettere molto su come ha preparato il derby e come lo ha gestito durante e soprattutto dopo. Venerdì, in conferenza-stampa, ha continuato a sbarazzarsi dello scomodo ricordo dei 4 precedenti mostrando un evidente fastidio quasi che quel ritornello delle domande potesse in qualche modo far riemergere tra i suoi una sorta di complesso d'inferiorità. L'operazione è riuscita a parole ma non certamente nei fatti. È vero inoltre che il famoso ispessimento fisico del centrocampo non si è notato e non solo per responsabilità degli stranieri (Pulisic in particolare) rientrati tardi dalla sosta per nazionali. Loftus Cheek e Calabria, per esempio, sono rimasti a Milanello senza apprezzabili vantaggi (Kalulu addirittura si è infortunato in quei giorni). Durante il derby Pioli non ha modificato il piano partita per un motivo scontato (ha subito gol dopo 5 minuti) ma ha pagato lo stesso scotto tattico dei precedenti concedendo campo a Thuram e Dumfries che sono velocissimi e a Lautaro di attirare Kjaer nella propria metà campo liberando alle spalle zolle per i due velocisti della compagnia neroazzurra. Thiaw è stato il vero anello debole di tutta la difesa: due volte davanti a Thuram si è fatto spostare come un bimbo di una scuola calcio. Eppure il deficit più inquietante del sabato di Pioli è stato il dopo. Scellerata la sua comunicazione con le due frasi («nei primi 4 minuti abbiamo sempre avuto noi la palla»; «non dobbiamo chiedere scusa ai tifosi») diventate un meme per i social, uno sfottò per i tifosi e una riflessione complessiva su un altro aspetto.
La necessità cioè di avere un club-manager che gestisca quei momenti di difficoltà. La candidatura di Ibrahimovic a cui Pioli ha spedito un messaggino («Zlatan è unico» la frase di venerdì) è sempre valida. Furlani è in attesa di una risposta definitiva dello svedese.
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