Per il momento la funzione Repair Mode (modalità riparazione) è disponibile soltanto per il mercato sudcoreano ed è contemplata solo sugli smartphone Galaxy S21. Di fatto, attivandola, i dati conservati sul terminale diventano inaccessibili a terzi, cosa particolarmente comoda quando occorre portarlo in riparazione. Non va confusa con la possibilità di bloccare il dispositivo con un Pin o con un parametro biometrico (impronta digitale o riconoscimento del volto) perché il supporto tecnico potrebbe in ogni caso accedere al sistema operativo e, in questo caso, l’utente sarebbe certo di avere protetto i propri dati.
La speranza è che i test spingano il produttore della Corea del Sud a estendere questa modalità a tutti i Paesi e a tutti i suoi dispositivi e, non di meno, che altri produttori si adeguino.
L’importanza della modalità riparazione
Gli smartphone non sono più né telefoni né accessori. Nel 2013 una sentenza della Corte suprema americana ha sancito che i dispositivi mobili sono propaggini del corpo umano e, benché riferita a una perquisizione fatta senza le dovute autorizzazioni, è stata dichiarata la non alienabilità del diritto che il cittadino ha sui propri dati.
Avere quindi la possibilità di rendere inaccessibili i dati (o una parte di essi) a occhi terzi non è soltanto in linea con la direzione presa dalla giurisprudenza, è un atto di rispetto della privacy delle persone perché lo smartphone è sempre più depositario delle informazioni più delicate di ognuno, basti pensare ai dati clinici che possono essere conservati anche a beneficio dei soccorritori o, più banalmente, una chat di lavoro che contiene dati sensibili.
Al momento attuale molti dispositivi possono essere ripristinati allo stato di fabbrica in remoto ma questo comporta la cancellazione di tutti i dati, anche quelli non salvati sul Cloud o su altri supporti, il Repair Mode ha quindi uno spirito proattivo e non reattivo.
Qualche consiglio
Difendersi dalla curiosità altrui può diventare essenziale non soltanto all’interno del nucleo famigliare ma anche sul luogo di lavoro o comunque all’esterno delle mura domestiche. C’è anche da considerare che i dispositivi mobili non sono indistruttibili e che una riparazione può rendersi necessaria senza preavviso.
Per questi motivi è opportuno che i dati sensibili conservati su tablet e smartphone siano sempre replicabili, ovvero che se ne possieda una copia altrove. Il riferimento va ovviamente alle tante risorse Cloud che offrono spazio anche gratuito, tra queste annoveriamo OneDrive di Microsoft (5 Gb di spazio gratis), Google Drive (15 Gb al massimo di spazio gratuito) o Pcloud che mette a disposizione fino a 10 Gb di spazio gratis. Soluzioni che possono essere integrate ai servizi Cloud messi a disposizione dai produttori di dispositivi mobili. Salvare i dati sensibili su risorse online – e quindi non fisicamente sul dispositivo – rende la vita più facile nel caso in cui occorra consegnare il proprio terminale in mani terze, per qualsivoglia motivo.
È quindi opportuno che l’autenticazione a questi servizi venga effettuata quando necessario, affinché chi dovesse entrare in possesso del dispositivo non possa accedervi.
Sono piccoli accorgimenti che possono essere ritenuti noiosi o macchinosi ma, per chi ritiene che la privacy abbia un valore, si tratta di piccole noie giustificate.Il problema non è tanto conservare dati sensibili sui dispositivi mobili, e non poterne avere il controllo nel caso in cui si rendesse necessario.
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