Uribe: «Così ho dimezzato omicidi e sequestri»

Il presidente della Colombia conta su una modifica alla Costituzione per ottenere un altro mandato

Paolo Stefanato

nostro inviato a Medellín

Da 18 mesi a questa parte il valore del peso colombiano si è fortemente apprezzato, passando da 2.900 a 2.300 contro dollaro. La percezione internazionale della Colombia sta rapidamente migliorando; nel motore dell'economia uno dei carburanti più potenti si chiama sicurezza, e qui guerriglia, droga, violenze - in cui il Paese ha sempre registrato macabri record - hanno subito duri colpi dal presidente Alvaro Uribe, che ha rafforzato il potere dell'esercito contro le organizzazioni paramilitari (Auc), la guerriglia (Farc) e contro il narcotraffico. Lo Stato ha riconquistato i villaggi prima sfuggiti di mano, ha reso percorribili le grandi strade di comunicazione, sta distruggendo progressivamente le coltivazioni di coca e di amapola (eroina). In altre parole, ha ridato fiducia alla gente, che ricambia Uribe con consensi stimati nel 70% della popolazione. In scadenza tra nove mesi e non rieleggibile, Uribe conta su una modifica della Costituzione per ottenere un nuovo mandato. In visita a Colombiamoda, la Fiera internazionale del tessile-abbigliamento considerata l'appuntamento più importante del settore per l'America latina, Uribe ha risposto alle domande del Giornale.
Ottimista?
«Sì, nutro ottimismo sulla crescita, che continuerà nei prossimi anni. A giorni saranno rinnovati gli accordi commerciali con gli Stati Uniti, importanti per la crescita della nostra economia».
E con i Paesi latino-americani come sono i rapporti?
«Ottimi. Esiste un mutuo interesse di procedere lavorando uniti e di rafforzare il nostro interscambio commerciale. Un esempio viene proprio da Colombiamoda: i compratori venezuelani sono aumentati del 91%».
L'Argentina sembra orientata a dare l'asilo politico a combattenti delle Farc.
«La vicenda è seguita a livello diplomatico nell'ambito di eccellenti rapporti con Buenos Aires».
Sono stati rinnovati i benefici che l'Unione europea assicura all'importazione di prodotti colombiani?
«Sì, per dieci anni, come chiedevamo noi. Questo grazie anche al governo italiano, che ci ha aiutato molto. L'Italia è il nostro primo partner commerciale in Europa».
Anche la Colombia subisce la concorrenza cinese, che invade il Paese di prodotti a poco prezzo, specie abiti e scarpe, e che erode le sue quote di esportazione su altri mercati. Come state reagendo?
«Abbiamo varato alcuni decreti di salvaguardia dalle importazioni cinesi per difendere la nostra industria tessile e calzaturiera, specie quella di piccole dimensioni. Ma, sia chiaro, teniamo a mantenere ottime relazioni politiche ed economiche con la Cina».
L'immagine internazionale della Colombia sta rapidamente migliorando.
«Non è solo immagine, è la sostanza dei fatti».
Qual è la situazione della sicurezza?
«Gli omicidi si sono ridotti quasi del 50% in tre anni. Tra il primo semestre del 2005 e il primo semestre del 2004 sono calati del 21%, 8.500 in cifra assoluta. I sequestri tra il 2003 e il 2004 sono diminuiti del 60%. Quest'anno non c'è stato un solo sequestro tra Bogotà e Medellín».


E la lotta alla droga?
«All'avvio del Plan Colombia gli ettari coltivati erano 170mila, lo scorso anno sono scesi a 80mila, alla fine del 2005 saranno 50mila, con le coltivazioni estirpate anche manualmente. L'obiettivo è di annientare questa attività».

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