Cronache

Amianto, 6 mila morti nel 2014. Duemila solo in Lombardia

L’Italia ha continuato l’importazione di amianto anche dopo l’entrata in vigore della legge che la proibiva

Amianto, 6 mila morti nel 2014. Duemila solo in Lombardia

Seimila morti. Una cifra che non può passare certo inosservata visto che si riferisce alle vittime dell’amianto in Italia nel 2014. Duemila dei quali soltanto in Lombardia tra decessi per mesotelioma, tumore ai polmoni o altre patologie. Tutte malattie riconducibili all’amianto. A rilevarlo è l'Ona, osservatorio nazionale sull'amianto, che ha esposto questi numeri drammatici alla Conferenza regionale che si è tenuta oggi a Palazzo Pirelli a Milano. Di particolare rilievo per la Lombardia è il caso della ex Fibronit di Broni (Pavia). ''Nell'ultima legge di stabilità è previsto un finanziamento di 25 milioni di euro per Casale Monferrato e di 20 per Bagnoli ed è una misura del tutto insufficiente proprio perché non tiene conto di Broni '', ha spiegato il presidente dell'Osservatorio Ezio Bonanni, il quale ha ricordato che per il registro nazionale dei mesoteliomi questa è una delle città ''in cui vi è la più alta incidenza di casi di mesoteliomi in proporzione alla popolazione."

"L’Ona ritiene che il problema amianto non possa più essere affrontato solo con misure giudiziarie e previdenziali – ha sottolineato Bonanni - perché non restituiscono la salute e non riportano in vita i deceduti e non impediscono l’insorgere di nuovi casi. L'epidemia in corso è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni, a causa della presenza di amianto in circa 40.000 siti e in un milione di micro-siti, con quaranta milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, di cui solo il 2% è stato trattato". "Così proseguendo - denuncia l'avvocato dell'Ona - vi continueranno ad essere nuovi casi e nuove esposizioni perché ci si può ammalare fino a quarant’anni dopo la prima esposizione. E’ necessaria la bonifica, attraverso progetti di sviluppo territoriali da cui trarre le risorse economiche necessarie, unitamente all'utilizzo della leva fiscale e dei fondi strutturali europei".

Secondo l'Ona non debbono essere trascurati gli aspetti internazionali nella risoluzione del problema "anche perché come dimostrato dall’Associazione, l’Italia ha continuato l’importazione di amianto anche dopo l’entrata in vigore della L. 257/92, che la proibiva.

L'Ona porterà questa documentazione all’attenzione dell’Autorità giudiziaria, dopo averla già consegnata alla Commissione Lavoro del Senato il 13 gennaio scorso."

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