Il gesuita: "Combattere la cultura della islamofobia"

L'islamofobia come atteggiamento ingiustificato: è questa, in sintesi, la visione del gesuita Giovanni Sale, che ne ha parlato su La Civiltà Cattolica

Il gesuita: "Combattere la cultura della islamofobia"

"Diversi studi mostrano che, paradossalmente, l’islamofobia è meno forte a livello popolare nei Paesi dove la presenza di immigrati di cultu­ra islamica è più massiccia". Per comprendere il pensiero di Giovanni Sale, che è un professore di Storia della Chiesa e un gesuita, basterebbe, forse, questa citazione. Chi ha, in maniera aprioristica, paura della religione musulmana, insomma, dovrebbe comprendere come l'integrazione tra culture e religioni diverse possa essere sviluppata, e bene, al contrario di come si pensa, cioè accogliendo. Ma la riflessione apparsa su La Civiltà Cattolica, storica rivista dei gesuiti, oggi diretta da padre Antonio Spadaro, che alcuni considerano il vero "spin doctor" di papa Francesco, non si limita certo a questo breve ragionamento.

L'islamofobia in quanto tale, anzitutto, sarebbe ingiustificata. Pure perché - dice Giovanni Sale - le persone di fede musulmana che vivono nel Vecchio continente non sono poi così tante: "Secondo uno studio dell’istituto di ricerca statunitense Pew Research Center, nei Paesi dell’Ue, oltre la Svizzera e la Norvegia, vivrebbero cir­ca 25,8 milioni di musulmani, cioè il 4,8% della popolazione totale". Quelle argomentazioni che interpreterebbero la situazione odierna dell'Occidente alla stregua di una invasione, insomma, non troverebbero riscontri in una realtà, che deve rimanere aperta e ben disponibile all'accoglienza.

Sullo sfondo di questa visione del mondo non può non essere sedimentata la contrarietà alla diffusione di una mentalità indisponibile a tutelare, sempre e comunque, il diritto a migrare. Non è questa la prima volta - come sappiamo - che un uomo di Chiesa assume queste posizioni. Vale la pena sottolineare come esistano, anche tra le gerarchie vaticane, ecclesiastici che, al contrario, mettono al riparo l'Occidente dalla perdita definitiva della propria identità. Tra questi, pure per via di alcune interviste uscite di recente, è possibile annoverare il cardinal Robert Sarah. Il porporato guineiano ha detto pure di sapere cosa dice, provenendo dal continente africano e avendo chiara, dunque, la situazione confessionale delle nazioni a maggioranza musulmana, mentre per il gesuita de La Civiltà Cattolica: "Va poi ricordato che molti musulmani immigrati nei Paesi dell’Ue si sono nel tempo secolarizzati e allontanati dalla pratica religio­sa.

Il politologo francese Olivier Roy indica questa situazione socioculturale usando il termine 'neoetnia'".

L'islam, in parole povere, non dovrebbe farci paura. Ma la Chiesa cattolica, di questi tempi, sembra divisa pure su questo punto.

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