Impiantato il primo occhio bionico: vede col microchip

Fino a pochi anni fa sembrava fantascienza. Oggi è realtà e potrebbe essere l'inizio di un percorso per ridare la vista a chi da anni vive nel buio più totale. All'ospedale San Raffaele di Milano è stato impiantato il primo occhio bionico: undici ore di operazione su una donna di 50 anni non vedente a causa di una retinite pigmentosa, una malattia ereditaria che l'ha progressivamente portata alla cecità. L'intervento, delicatissimo, ha permesso di impiantare sotto la retina della paziente un microchip in grado di inviare gli stimoli visivi che coni e bastoncelli non sono più in grado di dare. Si tratta di veri e propri impulsi elettrici che inviano informazioni al nervo ottico e al cervello. In sostanza, la paziente a breve potrà percepire luci e ombre, giorno e notte. E finalmente potrà anche vedere le sagome dei suoi due figli, che mai ha visto. «L'operazione è andata bene - spiega Marco Codenotti, responsabile del servizio di Chirurgia vitreoretinica, che ha diretto l'intervento - Ora stiamo aspettando che si riassorba totalmente l'edema post operatorio e poi accenderemo il microchip per dare il primo stimolo alla retina. Facendo leva sulla memoria delle immagini che ha incamerato prima di perdere la vista, la nostra paziente verrà rieducata a vedere».

L'occhio bionico, impiantato grazie a un intervento molto costoso e finanziato da banca Mediolanum, è una vera e propria retina artificiale, costituita da un microchip, Alpha AMS prodotto dalla compagnia tedesca Retina Implant, che misura circa tre millimetri e contiene 1600 sensori. Il passo in più rispetto agli interventi già effettuati in passato, consiste nell'aver utilizzato un meccanismo più sofisticato che non necessita di nessuna telecamera da applicare sugli occhiali né ausili esterni. I fotorecettori ormai non più funzionanti vengono sostituiti da un fotodiodo, un microscopico apparato elettronico in grado di convertire la luce in uno stimolo elettrico. «È il sistema di visione artificiale in assoluto più evoluto al mondo, che può restituire una visione indipendente da supporti esterni, riservato a pazienti affetti da malattie genetiche che conducono alla completa cecità» aggiunge Codenotti che è stato affiancato, per la parte extra oculare, da Antonio Giordano Resti, responsabile del servizio di Chirurgia oftalmoplastica San Raffaele: dal chip parte infatti un fascio di cavi che raggiunge e collega l'amplificatore del segnale elettrico posto sotto la pelle vicino all'orecchio.

Ovviamente, non appena si è diffusa la notizia dell'intervento, i centralini del San Raffaele sono stati presi d'assalto. Per fornire tutte le informazioni possibili ai pazienti, i medici hanno deciso di aprire una casella di posta dedicata (retina.artificiale@hsr.it) dove gli oculisti risponderanno a tutti.

Al momento non sono previsti nuovi interventi, tuttavia le persone affette da cecità a causa di malattie retiniche eredo-degenerative, come la retinite pigmentosa e le distrofie retiniche dei coni e bastoncelli, possono scrivere una mail. L'operazione invece non è contemplata per i casi di glaucoma o in pazienti non vedenti dalla nascita.

MaS

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