E delby sia. Tra Inter e Milan (in scrupoloso ordine alfabetico) finiti sotto l'egida del dragone cinese che tutto avvolge e promette fuochi d'artificio per i prossimi mesi rilanciando la rivalità che sembrava depressa dalla crisi economica. L'Inter è stato un ottimo affare per Suning che ha investito 600-650 milioni per liquidare Thohir e chiudere la partita con Massimo Moratti, ma già il primo mercato della nuova proprietà ha fatto scintille con quei colpi (Gabigol e Joao Mario) strapagati e trascinati ad Appiano Gentile insieme al nuovo tecnico, de Boer, chè l'intesa con Mancini è naufragata prestissimo. Ora la priorità dell'imminente arrivo in Italia sono i rinnovi del dg Giovanni Gardini e del ds Piero Ausilio. Il cordone ombelicale con la famiglia Moratti non è stato reciso completamente se è vero come è vero che proprio ieri il presidente del triplete alla domanda sul futuro ha pubblicamente risposto così: «Oggi no ma nel futuro potrebbe succedere di tornare nell'Inter».
Forse, a dispetto del ruolo di padre nobile della patria rossonera, la presidenza d'onore, è più autentico il distacco di Silvio Berlusconi e della sua holding dal Milan e dalle vicende milaniste che saranno appannaggio e tormento di mister Li Yonghong e in particolare dell'ad Marco Fassone, già designato all'epoca della firma del preliminare (5 agosto). L'ex manager di Juve, Napoli e Inter non si è ancora tolto il velo in pubblico (ha infatti nuovamente rinunciato all'invito di Galliani di presentarsi a San Siro per Milan-Udinese) ma è già al lavoro per allestire la sua squadra con cui dovrà presentarsi ai primi di novembre a casa Milan e preparare il calcio-mercato di gennaio per il quale ci sarà bisogno di un voluntary agreement con l'Uefa.
Le figure più utili, a parte i manager destinati alle diverse aree operative del club, hanno già un identikit preciso. Per esempio la famosa bandiera dovrà occuparsi del fronte internazionale, dopo l'addio di Umberto Gandini, il quale ha lasciato ieri il Milan a 23 anni di distanza dal primo incarico. Prossima destinazione: Roma. Per gestire i rapporti con Uefa e Fifa sono gradite le figure di ex calciatori di ottima fama: perciò Demetrio Albertini sembra fatto apposta per questo ruolo, senza sovrapporsi a Franco Baresi che è già nell'organico societario. Sarà perciò quasi sicuramente questa la scelta di Fassone che un sondaggio privato deve averlo fatto nelle ultime ore. La seconda casella sensibile è quella del ds: e qui le esigenze sono note. Deve trattarsi di un operatore pronto a liberarsi in gran fretta per lavorare fin dal mese di ottobre ai piani di gennaio 2017. Con queste caratteristiche c'è Riccardo Bigon col quale Fassone ha lavorato ai tempi di Napoli. Da oggi, chiusa la parentesi del mercato condiviso, Fassone dovrà inoltre occuparsi anche del settore commerciale diretto fin qui da Barbara Berlusconi che ha messo nel cassetto una serie di contatti e contratti, tra i più urgenti quello con la Diesel per le nuove divise (scaduto l'accordo con Dolce e Gabbana).
Il resto del futuro Milan è nelle mani dei nuovi azionisti che hanno già scelto la formula della governance. Il cda, composto da 9-12 componenti, non sarà esclusivamente cinese: è prevista infatti la presenza simbolica di esponenti della società milanese, di nota fede rossonera naturalmente. Eppure non è questo il nodo più importante da sciogliere.
Perché Fassone è da tempo in pressing sul presidente della Sino Europe affinchè, prima del closing, venga svelata l'identità dei 7-10 investitori che formeranno lo zoccolo duro del fondo. Alcuni di questi hanno preteso, come condizione, di partecipare all'operazione Milan in cambio del riserbo assoluto. Definita l'acquisto delle azioni in pegno a Fininvest, dovranno farsi avanti.
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