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Un abbraccio spiana la strada ad Ahmadinejad

Decine di manifestazioni e milioni di persone in sfilata e diversi morti non sono per ora serviti a nulla. Mahmoud Ahmadinejad ieri è stato ufficialmente proclamato presidente dell'Iran dalla Guida Suprema Ali Khamenei e il loro patto, nonostante un piccolo incidente diplomatico durante la cerimonia, sembra per ora reggere. I due uomini che hanno guidato di comune accordo Teheran negli ultimi quattro anni, infatti, si sono abbracciati sul palco ma quando Ahmadinejad ha provato a baciare la mano sinistra di Khamenei in segno di deferenza e rispetto, come aveva già fatto quattro anni fa, quest'ultimo si è irrigidito facendo - secondo quanto riferisce anche l'agenzia di stampa iraniana Irna - un vistoso passo indietro. Il prossimo passo sarà domani, quando Ahmadinejad dovrebbe formalmente giurare come presidente per la seconda volta, ma la Guida Suprema si è già sbilanciata definendolo «coraggioso, astuto e gran lavoratore» e sottolineando come «abbia ricevuto un voto senza precedenti per una conferma a guidare l'Iran».
E così, mentre la cerimonia per l'investitura di Ahmadinejad proseguiva e arrivavano le notizie dei primi abiura ad un processo con un centinaio di manifestanti e l’accusa di essere spie della Cia ai tre turisti americani arrestati nei giorni scorsi, a Teheran sono ripresi gli scontri fra la polizia e le persone che non intendono accettare la rielezione del presidente, ritenendola frutto di brogli. Una circostanza che rende ancora più significativa l'assenza alla cerimonia dell'ayatollah Akbar Hasemi Rafsanjani, ex presidente della Repubblica Islamica e ora a capo dell'Assemblea degli esperti, di Mohammad Khatami e dei leader dell'opposizione Mir Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi, che hanno tutti disertato la certificazione della vittoria del loro rivale. In particolare, Moussavi sarebbe stato fra coloro che sono scesi in piazza a protestare, sfidando le forze di polizia che erano in stato d'allerta già dalla mattina di ieri e che presidiavano le principali piazze e strade di Teheran assieme ai basij, protagonisti nella giornata di ieri di scontri nella zona della piazza Wanak, nella parte settentrionale della capitale iraniana.
Una cerimonia che - contrariamente alle aspettative e alla tradizione - non è stata trasmessa dalla televisione di Stato, che si è limitata a mandare alcune immagini di repertorio, temendo forse qualche colpo di scena. E risparmiando così al presidente Ahmadinejad di essere ripreso mentre si è scagliato contro l'Occidente, e «quei governi egoisti e impiccioni che durante le elezioni sono stati crudeli con il nostro popolo e che hanno usato le loro capacità finanziarie e politiche in modo non appropriato perché non vogliono veder sorgere un nuovo modello di democrazia divina e vogliono distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale dal collasso del capitalismo, insultando il popolo iraniano».
Ma c'è un altro sì che Ahmadinejad vuole ottenere da Khamenei, ed è quello sul dossier nucleare. Secondo quando riferisce il Times di Londra, l'Iran sarebbe in possesso di tutto il necessario per realizzare degli ordigni atomici e potrebbe prepararli in un anno. Al via definitivo mancherebbe appunto solo il semaforo verde da parte della Guida Suprema, che già nel 2003, quando l'Iran era molto vicino ad ottenere la bomba, fece sospendere il tutto.

Ora i tecnici di Teheran sarebbero pronti in sei mesi ad arricchire l'uranio necessario ed in altri sei a preparare la testata, che potrebbe poi essere montata su un missile a lunga gittata Shehab 3.

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