Controcultura

"Ma è aberrante censurare un generico sentimento di odio"

"Ma è aberrante censurare un generico sentimento di odio"

Marcello Veneziani, giornalista, filosofo, politologo, polemista. Anche a lui, tempo fa, è capitato di essere oscurato temporaneamente da Facebook.

«Sì, un paio di volte ma è stata una censura a orologeria, verrebbe da dire... È successo che 15 mesi fa postai sulla mia pagina Facebook un articolo che avevo pubblicato sul Tempo, un pezzo dai contenuti politici ma ironico, titolato Il prossimo segretario del Pd sarà un negro. E non accadde niente, al momento. Poi venti giorni fa scatta la censura e la squalifica di alcuni giorni al curatore della pagina. Mi hanno spiegato che sono gli algoritmi, che bloccano la pagina davanti alla parola negro. Però guarda caso l'oscuramento è arrivato solo ora, mentre scrivevo una serie di articoli molto polemici sul nuovo governo tra Pd e grillini. Curioso, no?».

È giusto o no che Facebook decida di oscurare le pagine di gruppi di estrema destra?

«No, affatto. Già è difficile da accettare che un tribunale regolare sanzioni un reato di opinione. Ma che lo faccia un social network, che non ha alcuna legittimazione giuridica, è aberrante. Tanto più che poi, nello specifico caso delle pagine Facebook di CasaPound, non si fa riferimento a episodi specifici e certi, ma a una generica, diffusione di odio. Che peraltro può essere fatta valere per chiunque: gruppi, istituzioni, politici, giornalisti. E invece colpisce solo i fascisti».

Però Facebook è un'azienda privata. Può fare quello che vuole.

«Per nulla. Non può adottare censure ideologiche. Il fatto che sia un'azienda privata non vuole dire niente. Anche una gastronomia è un negozio privato. Ma se io nella mia gastronomia decidessi di non fare entrare le persone di colore, o i comunisti... ha idea di cosa succederebbe?».

Zuckerberg ha annunciato che istituirà una corte per giudicare i ricorsi di chi viene oscurato.

«Altra aberrazione. Una giustizia privata. E poi mi fa nascere un sospetto. Una commissione del genere, che esercita una giurisdizione dentro gli Stati nazionali, sarà nominata da Zuckerberg. Ma con le pressioni e i ricatti che riceve, con la minaccia che i governi mettano norme fiscali e restrittive ai social, non finiranno per forza di cose con l'essere compiacenti, nelle loro sentenze, con i governi, i poteri politici, economici e editoriali di quello Stato in cui si trovano a operare, così da salvaguardare i propri interessi commerciali? Se è così, al male si aggiunge il peggio...».

Una multinazionale che si fa «Stato» con un suo territorio (virtuale), una sua moneta, una sua legge... È questo il Grande Fratello?

«Sì, infatti. Di fronte a questo rischio penso che il principio di sovranità dei singoli Stati debba essere difeso e tutelato con forza.

Tanto più che un'azienda privata giustamente fa i propri interessi e quelli degli azionisti, che non coincidono però con quelli generali e dei cittadini singoli di uno Stato libero, democratico e sovrano».

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