Cinema

Addio Albus, eri Silente ma urlavi in faccia al Male

Morto a 82 anni l'attore che è stato il volto del preside di Hogwarts in sei film della saga di Harry Potter

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Lo chiamavano «The Great Gambon», il grande Gambon. Grande come il personaggio che al cinema più lo ha reso famoso: Albus Silente, il preside di Hogwarts, maestro e mentore di Harry Potter. Il mago più potente della sua generazione, l'unico in grado di combattere il Signore Oscuro. L'unico che Voldemort abbia mai temuto. Michael Gambon è morto ieri, nel letto di un ospedale di Witham, contea dell'Essex, a causa di una polmonite per cui era stato ricoverato. L'attore aveva 82 anni e accanto a lui c'erano la moglie e il figlio Fergus, che hanno annunciato come il loro «amato marito e padre» sia morto serenamente.

Gambon era nato a Dublino il 19 ottobre del 1940 e faceva l'attore da quando aveva ventidue anni: si era trasferito in Gran Bretagna durante l'infanzia, ma era tornato in Irlanda per il suo esordio a teatro, al dublinese Gates Theatre, nientemeno che in una rappresentazione di Otello. La sua carriera iniziale è stata tutta sul palcoscenico, grazie alla possibilità di lavorare al National Theatre di Londra diretto da un mostro sacro come Lawrence Olivier. Da lì le numerose interpretazioni teatrali in commedie e tragedie di Shakespeare; anche se la svolta, a livello di successo, è arrivata con il passaggio in televisione, nei panni «gialli» di Maigret e anche di Philip Marlow in The Singing Detective. Era il 1986 e lo sceneggiatore si chiamava Dennis Potter. Un cognome che nel suo destino era già scritto...

Secondo Daniel Radcliffe, l'interprete del maghetto, fra tutti gli attori della saga Michael Gambon era quello più simile al personaggio che portava in scena: era eccentrico quanto il preside della scuola di magia. Un ruolo che Gambon aveva intercettato «in corsa»: era subentrato dal terzo film in poi, recitando in sei pellicole su otto (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Harry Potter e il calice di fuoco, Harry Potter e l'Ordine della fenice, Harry Potter e il Principe mezzosangue e Harry Potter e i doni della morte 1 e 2). Nei primi due episodi, Albus Silente aveva infatti il volto di Richard Harris, morto appena prima dell'uscita del secondo film, Harry Potter e la camera dei segreti. E, come sempre avviene quando i fan si sono già affezionati a un volto, non erano mancate le polemiche: per alcuni, Gambon mancava della naturale saggezza incarnata da Harris, che è una delle componenti fondamentali del personaggio di J.K. Rowling. Vero è, anche, che la scrittrice britannica ha creato un personaggio assai sfaccettato: quindi sì, Silente era saggio, ma era anche imprevedibile, misterioso, bizzarro (perfino per il mondo dei maghi), molto anziano eppure molto giovanile, e addirittura con tratti... birichini. Del resto, in originale Silente si chiama Dumbledore, nome che richiama bumblebee, il calabrone, con il suo ronzio/borbottio continuo: un uomo di silenzi impregnati di significati profondi quanto il «pensatoio» in cui affonda la sua bacchetta per trarne i ricordi, spesso ambigui e travagliati, di una esistenza lunga e piena di atti di coraggio ma, anche, di malvagità con cui avere a che fare, senza poterle cancellare con un incantesimo.

Qualcuno avrebbe preferito che a sostituire Harris nel ruolo di Silente fosse Ian McKellen, il Gandalf del Signore degli anelli; e qualcun altro ha avuto da ridire su certe interpretazioni troppo «focose». Ma Sir Gambon, che la Regina Elisabetta II nominò cavaliere per il suo contributo all'industria dello spettacolo e ha ricevuto anche quattro premi Bafta, si è fatto amare dai milioni di fan del maghetto, e non solo: aveva addirittura una «curva» intitolata a suo nome sulla pista di prova dello show della Bbc Top Gear, dove era spesso ospite. Oltre ad essere stato uno dei personaggi principali della saga di J.K. Rowling, nel 2015 Gambon ha recitato anche nell'adattamento televisivo di un altro romanzo della regina del bestseller, Il seggio vacante: una interpretazione considerata eccellente.

La sua è stata una carriera lunga cinquanta film, da Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante (era il 1989), a Niente di personale, da Mary Reilly di Stephen Frears a Il mistero di Sleepy Hollow di Tim Burton; e poi Il discorso del re, dove è stato Giorgio V, Quartet, prima prova alla regia di Dustin Hoffman, e Vittoria e Abdul.

Ma per tutti resterà il grande Albus Silente.

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