Vaticano

Morto Joseph Ratzinger: addio al papa emerito Benedetto XVI

La Chiesa cattolica perde papa Benedetto XIV che nel 2013 aveva rinunciato al suo ruolo dopo aver affrontato gli anni più duri per il Vaticano

Morto Joseph Ratzinger: addio al papa emerito Benedetto XVI

La Chiesa piange la scomparsa di Benedetto XVI, che verrà ricordato soprattutto per la sua decisione di rinunciare, nel 2013, al suo ruolo di vescovo di Roma e successore di san Pietro.

Negli ultimi giorni Papa Francesco aveva chiesto ai fedeli di pregare per il Papa emerito in quanto le sue condizioni di salute si erano aggravate a causa dell'età avanzata. "Voglio chiedere una preghiera speciale per il Papa Emerito Benedetto che nel silenzio sta sostenendo la Chiesa, ricordarlo, è molto ammalato, chiedendo al Signore che lo consoli e lo sostenga in questa testimonianza di amore alla Chiesa fino alla fine", erano state le sue parole. Dal 2 gennaio la salma di Benedetto XVI sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano e di lì a poco si terrà il funerale.

L'infanzia e l'adolescenza di Joseph Ratzinger

Joseph Ratzinger nasce il 16 aprile 1927, giorno del Sabato Santo in cui riceve anche il battesimo. Il padre è un commissario di polizia che proviene da un’antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera, mentre la madre prima di sposarsi aveva lavorato come cuoca in vari hotel. Ratzinger trascorre la sua infanzia e la sua adolescenza a Traunstein, piccola località al confine con l’Austria, in un periodo storico in cui il nazismo nutre una certa ostilità nei confronti della Chiesa cattolica. La sua famiglia vive da vicino le atrocità dei nazisti che, nel 1941, si prendono suo cugino, affetto dalla sindrome di down, ufficialmente per effettuargli alcune terapie ma, in realtà, lo inseriscono nel programma di eutanasia dei portatori di handicap e lo eliminano. Ratzinger viene costretto a iscriversi alla Gioventù hitleriana e serve la Germania indossando, fino al settembre del ’44, l’uniforme tra i servizi ausiliari antiaerei. Il giovane Ratzinger, però, riesce a disertare ma quando arrivano gli americani viene identificato come soldato e recluso per alcune settimane in un campo di prigionia.

Da sacerdote ad arcivescovo di Monaco

Dopo la guerra, studia filosofia e teologia all’università di Monaco e, il 29 giugno del 1951, all’età di 24 anni viene ordinato sacerdote insieme al fratello Georg. Nel 1953 si laurea in teologia con una tesi dal titolo Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di Sant’Agostino. Quattro anni dopo ottiene l’abilitazione con una dissertazione su La teologia della storia di San Bonaventura e, poi, insegna teologia dogmatica e fondamentale nella Scuola superiore di filosofia e teologia di Frisinga. Negli anni ‘60 prosegue l’insegnamento nelle principale università tedesche finché nel 1969 diventa docente di teologia dogmatica e storia del dogma all’Università di Ratisbona, dove ricopre anche l’incarico di vicepresidente dell’Università.

Ratzinger, nel 1962, svolge un ruolo molto importante in occasione del concilio Vaticano II come consulente teologico dell'arcivescovo di Colonia cardinale Josef Frings e, a 35 anni, diventa un importante esponente dei riformatori. Dieci anni più tardi, insieme ai teologici Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac, dà vita alla rivista Communio. Il 25 marzo del 1977 Papa Paolo VI nomina Ratzinger arcivescovo di Monaco e Frisinga e lui sceglie collaboratore della verità come motto episcopale. “Per un verso, - spiegherà alcuni anni dopo - mi sembrava che era questo il rapporto esistente tra il mio precedente compito di professore e la nuova missione. Anche se in modi diversi, quel che era e continuava a restare in gioco era seguire la verità, stare al suo servizio. E, d’altra parte, ho scelto questo motto perché nel mondo di oggi il tema della verità viene quasi totalmente sottaciuto; appare infatti come qualcosa di troppo grande per l’uomo, nonostante che tutto si sgretoli se manca la verità”.

L'arrivo a Roma e gli anni al fianco di Wojtila

Sempre nel 1977 Papa Paolo VI lo nomina cardinale assegnandogli come sede Santa Maria Consolatrice al Tiburtino e l’anno successivo partecipa ai due conclavi che eleggeranno papi Albino Luciani prima e l’arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, poi. Nel 1981 papa Giovanni Paolo II lo nomina prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, presidente della Pontificia commissione biblica e della Commissione teologica internazionale, cariche che mantiene fino alla sua elezione a successore di Pietro. A metà anni ’80 Ratzinger rilascia un’intervista al vaticanista Vittorio Messori da cui nasce il libro Rapporto sulla fede dove condanna la teologia della liberazione. Nel 1986 firma un documento intitolato Cura pastorale delle persone omosessuali, in cui descrive l'omosessualità “come condizione oggettivamente disordinata”. Ma di sé amava dire: “Non sono il Grande Inquisitore né mi sento una Cassandra, quando esamino i fattori negativi nella Chiesa”. Paolo Conti, editorialista del Corriere della Sera, invece, nel 2005, spiega che:“Fu Giovanni Paolo II a fare di lui il “cardinal no” dell’immaginario collettivo. I no sono innumerevoli, dal 1981 a oggi. No al sacerdozio delle donne. No al matrimonio dei preti. No all’omosessualità”. Su quest’ultimo No il cardinal Ratzinger rimarca il fatto che la Chiesa deve accogliere queste persone “con rispetto, compassione e delicatezza, richiamandole a vivere in castità” e nel 2003 chiede ai parlamentari cattolici di tutto il mondo di non votare leggi a favore dei matrimoni gay.

Il rapporto tra Wojtila e Ratzinger è così stretto che il Papa, nel 2002, anziché congedarlo per limiti di età, lo riconferma nel suo ruolo a tempo indeterminato e, nello stesso anno, viene eletto Decano del collegio cardinalizio e gli viene assegnata la sede suburbicaria di Ostia. Nel 2004 Ratzinger pubblica, insieme all’amico Marcello Pera, il libro Senza radici che parla della secolarizzazione dell’Europa cristiana e che diventerà in breve tempo il manifesto dei nuovi teocoon italiani. L’anno successivo, il 25 marzo, Ratzinger sostituisce Papa Giovanni Paolo II in occasione della celebrazione del Venerdì Santo e le sue parole sul marciume in Vaticano risultano profetiche: “Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti”. E ancora: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui. Quanta superbia, quanta autosufficienza”. Una settimana dopo Giovanni Paolo II muore e Ratzinger, in quanto decano del Sacro Collegio, presiede la sua messa funebre. Stessa cosa farà il mattino del 18 aprile 2005 quando presiederà la Missa pro eligendo Romano Pontifice che apre i lavori del Conclave. In quell’occasione condanna la “dittatura del relativismo, che non riconosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le proprie voglie”.

Ratzinger eletto papa

Il giorno seguente, al quarto scrutinio, Ratzinger viene eletto papa e prende il nome di Benedetto XVI. Nel suo primo discorso da pontefice dice: “Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere”. Nel corso della sua prima udienza generale in piazza San Pietro il Papa spiega le ragioni di quel nome e dice:“Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale”. Poi aggiunge che “Il nome Benedetto evoca, inoltre, la straordinaria figura del grande ‘Patriarca del monachesimo occidentale’, san Benedetto da Norcia, compatrono d'Europa” che per Ratzinger“costituisce un fondamentale punto di riferimento per l'unità dell'Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà”. Ratzinger diventa il 265° pontefice della storia e, a solo dieci giorni dalla sua elezione, stabilisce che la causa di beatificazione del suo predecessore abbia subito inizio, annullando così i cinque anni di attesa dalla morte.

Le controversie del papato di Benedetto XVI

Il 28 maggio 2006 visita il campo di concentramento di Auschwitz, mentre il 30 novembre prega insieme al Gran Mufti dentro la Moschea blu di Istanbul. Il suo pontificato è all’insegna della ripresa della tradizione tanto che promuove il latino per le ‘grandi celebrazioni’ e, dal punto di vista estetico, riprende l’utilizzo di abiti di origine rinascimentale come la mozzetta di velluto rosso bordata di ermellino bianco. Il 12 settembre 2006 fa scalpore la lectio magistralis su ‘fede e ragione tenuta all’Università di Ratisbona che provoca forti reazioni, anche violente, da parte del mondo islamico. A suscitare l’ira dei fondamentalisti islamici è una citazione dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo che si rivolse in modo brusco a un suo interlocutore dicendo:"Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava". Il 15 gennaio 2008 il Papa, dopo le proteste di una settantina di docenti, rinuncia a partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma alla quale era stato invitato dal rettore. Il 19 luglio 2008, invece, papa Benedetto XVI, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, si trova a Sydney da dove parla dello scandalo dei preti pedofili irlandesi. “Devono essere portati davanti alla giustizia. Vergogna per i loro misfatti”, dice e da qui riparte la lotta contro la piaga della pedofilia nella Chiesa. Il 17 marzo 2009, nel corso di una visita in Africa, Ratzinger crea di nuovo scalpore a livello mondiale dichiarando che l’Aids “è una tragedia che non si può superare solo con i soldi, non si può superare con la distribuzione dei preservativi che anzi aumentano i problemi”. Nel corso di questi anni, inoltre, pubblica tre importanti libri sulla figura di Cristo: Gesù di Nazaret nel 2007, Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione nel 2011 e L'infanzia di Gesù nel 2012. Il 12 maggio 2009 incontra di nuovo il Gran Mufti nella Spianata delle moschee di Gerusalemme e il 19 dicembre dello stesso anno celebra la beatificazione di Giovanni Paolo II. Il 25 maggio 2012 scoppia lo scandalo Vatileaks dopo la pubblicazione del libro del giornalista Gianluigi Nuzzi Sua Santità- Le carte segrete di Benedetto XVI. Il maggiordomo del papa, Paolo Gabriele, viene arrestato con l’accusa di essere “il corvo” e, poi, condannato a 18 mesi per furto ma, in seguito, sarà graziato.

La rinuncia al papato

L’11 febbraio 2013, Benedetto XVI, durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, annuncia le sue dimissioni in latino. “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino... Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005”, sono le parole con cui il papa dà inizio al periodo di sede vacante che si conclude solo il 13 marzo 2013 con l’elezione di Jorge Bergoglio a pontefice. Il 27 febbraio, in occasione della sua ultima udienza, spiega: “Il 'sempre' è anche un 'per sempre', non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso”. Da quel momento Ratzinger assume il titolo di papa emerito e può continuare a vestire di bianco e a vivere dentro lo Stato del Vaticano.

Il rapporto con papa Francesco

Nel febbraio 2014, Ratzinger partecipa al primo concistoro di papa Francesco e così la basilica di San Pietro ospita per la prima volta, due papi viventi, i quali, dopo appena un mese, concelebrano la messa per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Nel novembre 2015, quando scoppia il caso Vatileaks 2, papa Bergoglio dichiara che continuerà “con i cardinali, con le commissioni quell'opera di pulizia iniziata da Ratzinger" e l’8 dicembre i due si ritroveranno di nuovo insieme per l’apertura del Giubileo straordinario della misericordia. I rapporti tra i due si incrinano nel 2017 quando Benedetto XVI si schiera al fianco del cardinale tradizionalista, Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto divino, scrivendo la post-fazione del suo ultimo libro e definendolo come un "maestro spirituale, che parla dal profondo del silenzio con il Signore, espressione della sua unione interiore con Lui, e per questo ha da dire qualcosa a ciascuno di noi". A fine maggio, per tutta risposta, Bergoglio, durante una delle sue messe a Santa Marta, chiede di pregare per “i pastori, per i nostri pastori, per i parroci, per i vescovi, per il Papa perché loro non si credano che sono al centro della storia e così imparino a congedarsi". Un chiaro riferimento a Ratzinger che subisce un altro, seppur indiretto attacco in luglio quando viene divulgata la notizia dei 547 bambini vittime di abusi sessuali subiti tra il ’45 e il 90 nel coro del Duomo di Ratisbona, diretto per trent'anni da Georg Ratzinger, fratello del papa emerito Benedetto XVI, che comunque non è mai stato indagato per queste vicende. Il 12 marzo 2018, alla vigilia del quinto anniversario dall'elezione di Bergoglio, il Papa emerito scrive una lettera per spegnere ogni polemica e contestare lo "stolto pregiudizio per cui papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano di oggi".

Nell'estate del 2020 Ratzinger viene colpito da una fastidiosa infezione al viso che gli procura forti dolori e lo costringe a pesanti terapie antibiotiche.

Si trattava di una sorta di herpes che sarebbe peggiorata al ritorno dalla Germania, da Ratisbona, dove si era recato per dare l'estremo saluto a suo fratello maggiore Georg, deceduto in quel periodo all'età di 96 anni.

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