"Persi i contatti" Fonti del ministero della Difesa hanno quindi precisato che svolgevano attività di pattuglia, non è chiaro se isolati o insieme ad altre unità del contingente. "I contatti con i due si sono persi da alcune ore" e al momento non è stato ancora reso noto a quale reparto appartengano, ha precisato il ministero, sottolineando inoltre che le famiglie dei due italiani sono già "state interessate", mentre " sono in corso tutte le verifiche necessarie". Il presidente del Consiglio Romano Prodi, in partenza per New York, ha seguito la situazione a Palazzo Chigi insieme al portavoce Silvio Sircana. Prodi è in costante contatto con il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema e il ministro della Difesa Arturo Parisi per seguire gli sviluppi della vicenda.
Autista e interprete rientrati stasera a Herat Secondo la ricostruzione fatta dal capo degli investigatori della regione, Ali Khan Husseinzada "due italiani e due afghani, un autista e un interprete, hanno lasciato ieri la città di Herat a bordo di due auto". "Hanno parcheggiato uno dei veicoli in una zona di Shindand, Azizabad, e sono ripartiti a bordo dell'altro in un'altra direzione". "Al momento - ha proseguito il funzionario - li stiamo cercando, stiamo cercando di sapere dopo possano essere andati o se sono stati rapiti". L'autista e l' interprete afghano che accompagnavano i due militari italiani scomparsi sono rientrati stasera ad Herat. Lo ha annunciato la polizia afghana.
I talebani: noi non siamo coinvolti Il portavoce dei talebani, Qari Mohammad Yussef Ahmadi, contattato telefonicamente dall'ANSA da Kabul, ha detto di non avere nessuna informazione sul rapimento di italiani nella provincia occidentale di Herat. "Non ne sappiamo niente", ha detto Yussef Ahmadi, che parlava da una località sconosciuta.
L'agenzia Pajhwok: rapiti dai talebani I nostri militari scomparsi da ieri sono stati rapiti e consegnati a un comandante talebano della zona. Lo riferisce l'agenzia di stampa indipendente afghana Pajhwok, che cita fonti anonime della polizia. I due, scrive la Pajhwok in un dispaccio da Herat, sono stati rapiti dal Mullah Akhtar Muhammad al posto di blocco di Khoja Hesah, tra Zer Koh e Azizabad, sulla strada principale del distretto di Shindand, nel Sud della provincia di Herat. La fonte afferma che gli ostaggi sono stati consegnati al comandante Taleban Maulvi Abdul Hamid Ishaqzai, che li ha portati nel distretto di Anardara nella provincia di Farah.
Secondo un'altra versione della stessa agenzia, un capo tribale anonimo ha detto di avere ricevuto una telefonata da una "banda non identificatasi" che avrebbe rivendicato il rapimento. Non sono date altre informazioni sui presunti autori. Un altro "anziano" di Shindand ha detto alla Pajhwok che gli stranieri, accompagnati da un interprete, viaggiavano su un "auto privata da Farah a Azizabad".
Al Jazeera: sono dell'intelligence Sull'identità e sul ruolo dei due scomparsi, il riserbo è massimo da parte delle autorità italiane. Il ministero della Difesa si è limitato a parlare di "militari", mentre il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, li ha definiti "funzionari". Un inviato della tv Al Jazira ha affermato nettamente che "i due non sono dei soldati, ma degli agenti che lavorano per i servizi segreti italiani". Questo spiegherebbe anche il fatto che i due viaggiavano da soli (in compagnia di autista ed interprete), mentre invece i militari si muovono di norma in pattuglie più numerose.
Parisi: la stampa sia prudente Ad invitare tuttavia alla prudenza la stampa è stato il ministro della Difesa Parisi. "Siamo di fronte - ha spiegato - ad una situazione non ancora chiara che richiede da parte di tutti il massimo dell'attenzione e del rispetto dei fatti e delle parole". Qualora ci fossero novità, ha aggiunto, "sarà cura del ministero informare con la sollecitudine e il rispetto necessari gli organi di stampa. Per ogni ulteriore informazione si rinvia ai comunicati, e solo ai comunicati, emanati dal ministero".
"Seguiamo la vicenda minuto per minuto" La vicenda dè seguita dal governo "minuto per minuto". E' quanto ha riferito il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, oggi a New York in una breve dichiarazione ai giornalisti. Il titolare della Farnesina ha invitato a non fare, per il momento, "discussione premature" sul caso. "La vicenda è seguita minuto per minuto dal governo e dalle autorità militari competenti di intesa con le autorità afgane e con i nostri alleati". "E credo che per ora - ha aggiunto il ministro degli Esteri - questo sia ciò che si deve dire, anziché aprire discussioni che mi sembrano del tutto premature". Stamani (il pomeriggio in Italia), a New York, il titolare della Farnesina partecipa a una riunione ministeriale sulla situazione in Afghanistan.
D'Alema incontra Karzai e la Rice Il ministro degli Esteri ha avuto oggi un colloquio con il presidente afgano Hamid Karzai sulla vicenda dei due italiani rapiti. Karzai ha riferito al titolare della Farnesina i dettagli di quello che le autorità afgane stanno facendo per arrivare a una soluzione positiva della vicenda. Il capo della diplomazia italiana ha avuto un colloquio anche con il consigliere per la sicurezza del presidente afgano il quale, a sua volta, ha telefonato da New York al governatore di Herat per avere le ultime notizie. Il ministro ha aggiunto che al momento "non ci sono rivendicazioni" osservando che ci sono dichiarazioni di un portavoce dei Taleban che esprimono la loro estraneità agli avvenimenti. D'Alema ha aggiunto di ritenere che in questo momento "convenga non fare confusione", soprattutto per chi ha "responsabilità " per la "salvezza" dei due italiani. Il ministro degli Esteri ha ricevuto la solidarietà e la promessa di un impegno attivo anche da parte degli alleati in Afghanistan per collaborare alla ricerca dei due italiani. In particolare, Condoleezza Rice ha promesso collaborazione.
Da Karzai Informazioni sui rapiti Il presidente Hamid Karzai ha detto all'Onu di avere informazioni su dove si trovavano i militari scomparsi a Herat e che le avrebbe passate alle autorità italiane. Lo ha riferito l'ambasciatore americano Zalmay Khalilzad al termine della riunione oggi al Palazzo di Vetro sull'Afghanistan. L'incontro all'Onu ha visto presenti ministri di 17 paesi impegnati in Afghanistan tra cui il ministro degli esteri Massimo D'Alema. L'ambasciatore americano ha indicato che la materia sarebbe stata affrontata a livello bilaterale tra Karzai e gli italiani.
"Collaborazione anche dall'Iran" D'Alema ha avuto un colloquio anche con il ministro degli Esteri iraniano Manuchehr Mottaki, nell'ambito dei contatti avuti alle Nazioni Unite. Il titolare della Farnesina ha riferito che il capo della diplomazia di Teheran non disponeva oggi di particolari informazioni sulla vicenda. Ma ha garantito trasmesso al suo governo e alle autorità consolari iraniane a Herat la richiesta di collaborazione con le autorità militari italiane che operano nell'area. La dove sono scomparsi i militari italiani confina con l'Iran.
L'intelligence: attivati tutti i contatti E' una rete di contatti "solida e ramificata" quella su cui possono contare gli organismi investigativi e di intelligence presenti in Afghanistan: una rete che è in queste ore massicciamente mobilitata per arrivare ad una rapida soluzione della vicenda dei due italiani scomparsi - ma ormai sembra si possa dire con certezza 'rapiti' - nella provincia di Herat. Oltre ai contatti con le autorità locali e con gli alleati, che sono stati presi immediatamente, sono stati attivati anche i canali con l'Iran, che ha una grossa influenza nell'area. Gli 007 italiani si sarebbero poi affrettati a 'sensibilizzare' anche i 'signori della guerra' che, di fatto, continuano ad esercitare un forte potere. Sono nove i warlord più influenti nell'ovest dell'Afghanistan. Tra questi Ismail Khan, il più potente di tutti, una sorta di leggenda da quelle parti. Anche se Karzai l'ha portato a Kabul come ministro dell'Energia, resta lui il boss di Herat. E' lui che fa il bello e cattivo tempo, il 'padrino' al quale rivolgersi se si cerca lavoro, o magari vendetta. Un interlocutore importante, se si vuole venire a capo di un rapimento avvenuto nel suo territorio. Con le varie fazioni, spesso in lotta tra loro, i militari italiani sono riusciti finora a mantenere un rapporto generalmente buono e di equidistanza; anche la popolazione, nel suo complesso, vede di buon occhio i soldati, che tramite il Prt (Team di ricostruzione provinciale) hanno completato o avviato diversi progetti e speso molti soldi. Proprio sulle "buone relazioni" create finora, a vari livelli, gli uomini dell'intelligence italiana starebbero facendo leva in queste ore per venire a capo del presunto sequestro.
Sequestro anomalo Un sequestro comunque anomalo, viene sottolineato, perché i due militari, entrambi esperti, non era certo la prima volta che si recavano in missione a Shindand. Non era mai successo niente e, anche questa volta, erano state adottate tutte le procedure e le precauzioni del caso. Che cosa sia successo lo stanno riferendo l'interprete e l'autista che in serata hanno fatto ritorno ad Herat. La polizia afgana dice che verranno sentiti domani, ma, considerata l'urgenza della situazione, è difficile pensare che si deciderà di aspettare. Nella miriade di voci raccolte nel corso della giornata, spesso contraddittorie tra loro, e in assenza di una rivendicazione attendibile, restano due le ipotesi prevalenti: quella del sequestro per riscatto da parte di un gruppo di criminali comuni, magari legati al traffico di droga (fiorente nella provincia di Farah e in tutto l'ovest dell'Afghanistan); e l'ipotesi del rapimento da parte di Taleban. In questo caso la posta in gioco sarebbe più alta.
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