Roma

Albano, un termovalorizzatore senza bando

È ancora in forse il termovalorizzatore di Albano (il 24 giugno la giunta regionale di Piero Marrazzo prenderà la decisione definitiva, ma sembra che il quarto impianto si farà), ma l’Ama da tempo ha mosso i primi passi in tale direzione. E, da subito, emergono perplessità sulla società che dovrà costruire la nuova struttura. A farlo dovrebbe essere, sono queste le intenzioni, la nuova società per azioni Coema. Un’azienda costituita ad hoc e che avrebbe come soci al 33 per cento di Ama, Acea (che detengono il 67 per cento assieme al nome «Ecomed») e Pontina Ambiente, un’impresa privata che fa capo all’avvocato Manlio Cerroni.
Ma facciamo un passo indietro. Il 30 novembre 2007 Ama nella «Relazione previsionale aziendale» per l’anno 2008 decide di sciogliere il Consorzio Coema (che non ha mai operato) e contestualmente di costituire la spa Coema con la medesima compagine sociale Ecomed (Ama e Aceasempre al 50 per cento)-Pontina Ambiente e con il medesimo scopo del vecchio consorzio: «realizzare un impianto di termovalorizzazione in località Albano Laziale».
Al di là della stranezza dell’operazione, il punto è che se le cose andassero così, non ci sarebbe alcun bando, ma, per l’ennesima volta, un affidamento privato. Meglio, un affidamento al privato che ha avuto già la gestione dell’impianto di Rocca Cencia, e cioè l’avvocato Manlio Cerroni. La nuova azienda, nelle intenzioni, dovrebbe avere, poi, un capitale sociale di 90 milioni di euro. Sessanta messi sul piatto da Ama e Acea, la Pontina Ambiente, invece, salderebbe la sua quota mettendo il know-how necessario alla costruzione dell’inceneritore. Insomma, anche in questo caso, come per l’impianto di Rocca Cencia, si tratta dell’ennesimo affidamento «in house» che non rispetterebbe, dunque, la normativa che prevede la pubblicazione di un bando europeo. Per il momento il cda di Ama ha approvato la costituzione della nuova Coema in data 11 aprile, in attesa dell’autorizzazione del controllante Comune di Roma. Inutili i rilievi presenti nel successivo cda di Ama, il 9 maggio, dal consigliere Dario Ricciuto.
Altra questione è quella del Cip 6 (contributi alle energie rinnovabili e assimilate). Ama, infatti, con Coema perderebbe tre volte. I contributi per la certificazione Verde e i crediti al carbonio andrebbero, ovviamente, ad Acea, che produrrebbe energia elettrica. Il Cip 6, invece (circa 200 milioni di euro), andrebbe alla Pontina Ambiente di Cerroni che realizzerebbe l'impianto e che possiede la tecnologia. Ama, paradossalmente, dovrebbe addirittura pagare il Cdr prodotto poiché, ovviamente Coema è un soggetto giuridico diverso.
«Innanzitutto sarebbe bene rimuovere questa distrazione di fondi che si è protratta per anni - commenta il deputato del Pdl Fabio Rampelli -. I cittadini pagano il Cip 6 nelle bollette per le energie rinnovabili. La termovalorizzazione non lo è affatto, ma è un semplice investimento che fa un privato. Servirebbe investire nella raccolta differenziata per esempio. Nel caso specifico dell’impianto di Albano, poi, Ama dovrebbe avere un proprio profilo industriale e fare concorrenza a Cerroni.

Bisogna far cessare immediatamente questa promiscuità tra un imprenditore privato e una struttura pubblica che ha dato vita a un vero e proprio monopolio nel rifiuti laziali».

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