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Zurbriggen, Tomba e quel duello infinito per la Coppa del Mondo 1988

Pirmin è già una leggenda, Alberto una sopresa. Se la giocheranno fino all'ultimo slalom per alzare contro il cielo il trofeo di cristallo più ambito: (breve) storia di una rivalità esplosiva

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Un anno fa ha regolato il rivale di sempre, Marc Girardelli. Ora si aspetta di riuscire a fare lo stesso. Mai banale imporsi nella graduatoria generale con sciatori di questo calibro a contenderti ogni centimetro, ma non impensabile, visto che l'univo vero rivale è lui. Almeno così pensa Pirmin Zurbriggen, che a venticinque anni è già una leggenda, un draconiano signore delle nevi, tutto fluidità, grazia e pulizia. Ai mondiali casalinghi di Crans Montana ha conquistato ori nelle specialità Gigante e Supergigante, oltre ad argenti nella discesa libera e combinata. Un ferale dominatore delle bianche distese.

Ma non ha fatto debitamente i conti, lo svizzero, con il nuovo che, irriverente, irrompe. Nella stagione 1987/88 un italiano appena ventunenne coltiva la pretesa di insidiare quell'impero. Si chiama Alberto Tomba e sta per dare vita ad un duello esaltante. Che comincia sulle vette del Sestriere. Nello slalom di apertura Alberto scende giù come un indemoniato e conquista un primo, inatteso successo. Bissato un paio di giorni più tardi in un Gigante che lo vede prevalere di una spanna su Ingemar Stenmark. Dall'alto del suo scranno Zurbriggen contempla la scena e inizia ad arricciare il naso. "Ma che vuole questo qua?".

Tomba, intanto, infila cinque vittorie nelle prime sei gare stagionali. Pare un flagello mandato da un qualche Dio delle nevi a subbissare i suoi avversari. L'elvetico però non sta a guardare. In Val d'Isere e in Val Gardena sfoggia le sue doti da velocista e da polivalente, salendo per due volte sul secondo gradino del podio, per poi strappare il primo successo in discesa a gennaio. Il guanto è sventolato in faccia. Le eleganti movenze di Zurbriggen contro l'irruenza debordante di Tomba.

L'italiano prova ad allargare di nuovo la forbice trionfando a Bad Kleinkirchheim in slalom e a Sas Fee in gigante, ma lo svizzero se ne sta incollato, con la vittoria in discesa a Schladming ed una serie di altri piazzamenti che rendono la contesa alquanto vibrante. La stampa sportiva si sfrega le mani e le tv di mezzo mondo finiscono in ebollizione. Compresa Mamma Rai, che impone addirittura una pausa al Festival di Sanremo per consentire al pubblico di seguire Tomba nelle Olimpiadi di Calgary. Due medaglie d'oro per Albertone, in gigante e in slalom. Oro per Zurbriggen in discesa libera e bronzo nel gigante.

La Tombamania è già un sentimento irrefrenabile, ma Zurbriggen se ne infischia ampiamente. Non lascerà che il ragazzino apponga i polpastrelli sulla coppa di cristallo. Alberto però vince ancora a vince ancora in slalom ad Are ed Oppdal, facendogli scivolare sudori freddi lungo le scapole. Il tutto per tutto, la sfida finale, deve allora giocarsi a Saalbach, con i duellanti che sono separati da due punti appena, 274 Tomba e 272 Zurbriggen.

Qui l'esperienza dello svizzero si fa sentire. Tomba è appannato nel Supergigante e lui erode terreno. La pressione adesso è tutta sul giovane bolognese, che sbava anche nelle altre due prove, il Gigante e lo slalom, mentre Zurbriggen scende limpido. Fine delle ostilità. La Coppa del Mondo è di nuovo sua. Tomba può attendere, ma ha davanti un futuro radioso.

Quella meravigliosa rivalità, seppur breve, resterà però un successo di entrambi.

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