Licona della memoria collettiva in Russia resta una: la vittoria sul nazismo. Così, anche se molti studenti nemmeno ricordano più chi fosse Lenin, un ricordo ben in mente devono tenerlo: il 9 maggio, in tutte le scuole materne del Paese, è un obbligo festeggiare, alla presenza dei veterani, «la grande guerra patriottica», in una parola la lotta contro i tedeschi.
Così qualsiasi marcia indietro - scrive Le Figaro - viene presa come una dichiarazione di guerra contro lorgoglio patriottico. E fra i traditori ci sono i Paesi baltici, considerati «fascisti» perché chiedono che venga riconosciuta loccupazione dei loro territori da parte dellArmata Rossa. Poi ci sono coloro che mettono sul piatto una questione: il prezzo pagato dal popolo per quella vittoria.
Il dubbio di chiunque metta in discussione questo passato viene «percepito come un attentato a questa immagine gloriosa». «Se la Vittoria è offuscata - spiega il politologo Fedor Loukianov - a cosa aggrapparsi?».
In questo contesto revisionista, «gli storici restano scettici dopo lannuncio della declassificazione degli archivi militari della guerra», scrive Le Figaro. La notizia - spiega lo storico Nikita Petrov - «sembra unoperazione di pubbliche relazioni».