Ambiente

L'inquinamento luminoso è in rapido aumento

L'inquinamento luminoso si verifica per l'immissione eccessiva di luce artificiale nell'ambiente. Dall'alterazione del ritmo circadiano al rischio di estinzione di alcune specie animali: i danni per la salute e la fauna

L'inquinamento luminoso è in rapido aumento
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L’inquinamento luminoso è un fenomeno che si verifica per l’eccesso di illuminazione artificiale nell’ambiente. Se fino a qualche tempo fa il problema era sottovalutato, adesso è diventato un argomento di interesse globale. Al punto che, al più presto, bisognerà adottare nuove strategie per provare a contenere il rischio di un notevole danno ambientale e per la salute dell’uomo.

Cos’è l’inquinamento ambientale e quali sono le cause

inquinamento luminoso

Quando parliamo di inquinamento ambientale ci riferiamo all’immissione nell’ambiente di sostanze a causa di attività dell'uomo. Di notte, l’illuminazione naturale è data sostanzialmente da tre fattori: la Via Lattea, la luce zodiacale (così chiamata perché è visibile in corrispondenza della fascia dello zodiaco) e la luminescenza dell’atmosfera. La somma di queste tre componenti provoca una luminosità che, in ambito astronomico, viene definito brillanza.

L’illuminazione artificiale, invece, come suggerisce la denominazione stessa, è data da fonti artificiali quali, ad esempio, i lampioni stradali. Gli impianti non a norma sono tra le principali cause dell’inquinamento luminoso. Fatta eccezione per la funzione primaria, ovvero, quella di illuminare le strade nelle ore notturne, disperdono una quantità tale di luce nell’ambiente da risultare inquinante.

Chiaramente i lampioni non sono gli unici "indiziati". Anche i bagliori emessi dalle luminarie nei centri abitati, alcuni cartelloni pubblicitari e i sistemi di illuminazione privata o pubblica possono arrecare un ingente danno ambientale.

L’inquinamento luminoso in Italia e nel mondo

Mappa inquinamento luminoso

L’inquinamento luminoso interessa tutto il globo terreste, ma è concentrato soprattutto nelle aree più sviluppate del pianeta. Grazie alle nuove tecnologie di osservazione satellitare, gli scienziati hanno potuto rilevare e mappare la diffusione di questo fenomeno. In tal senso, è stato fondamentale il contributo dello studioso italiano Fabio Falchi che ha realizzato il primo "Atlante Mondiale dell’inquinamento luminoso".

Basandosi sui dati rilevati dai satelliti meteorologici della difesa americana (DMSP) tra il 1996 e il 1999, l’esperto ha osservato che circa i 2/3 della popolazione mondiale vive in aree dove il cielo inquinato. In cima alla lista ci sono sono gli Stati Uniti e l’Europa, dove la percentuale arriva al 99%. Un dato indubbiamente allarmante.

Inoltre, uno studio pubblicato di recente sulla rivista Science ha osservato che dal 2011 la luminosità del cielo è aumentata dal 7% al 10% all’anno nella banda visibile. Ciò significa che rischiamo di non poter vedere più la Via Lattea.

In Italia non esistono cieli incontaminati, fatta eccezione per alcune le aree completamente disabitate dell'Appennino, della Sardegna, della Maremma e delle aree montuose al confine tra Campania, Basilicata e Molise. In linea generale, la situazione non è incoraggiante dal momento che il tasso di inquinamento è in costante aumento e i livelli di brillanza artificiale rilevati dalle mappe satellitari sono sempre più alti.

Gli effetti sull’uomo e sull’ambiente

tartaruga marina

L’inquinamento luminoso ha effetti deleteri sull’uomo e l’ambiente. Seppur non sempre evidenti, l’eccessiva esposizione alla luce artificiale comporta una serie di conseguenze per la salute. Studi recenti hanno evidenziato un’alterazione del ritmo circadiano che, di norma, è regolato dall’alternanza tra notte e giorno. Un bioritmo naturale ben sincronizzato è necessario per il mantenimento dell’equilibrio chimico-fisico. In caso contrario, possono insorgere disturbi o patologie più o meno importanti: dall’insonnia al diabete o eventuali danni alla vista.

Anche molte specie animali subiscono gli effetti dell’inquinamento luminoso. Ogni anno muoiono migliaia di uccelli migratori che, così come le falene e altri insetti notturni, sono abituati ad orientarsi nel buio. E invece finiscono per impattare contro lampioni e palazzi in quanto la sovraesposizione alle fonti di luce artificiale ostacola le condizioni di visibilità. Lo stesso si dica per le tartarughe marine, accecate dai bagliori dei lampioni a ridosso delle spiagge su cui depongono le uova.

Se a tutto questo aggiungiamo la dispersione di energia e i costi dei sistemi di illuminazione non a norma, appare evidente che l’inquinamento luminoso è una criticità concreta. In Italia, a parte le iniziative virtuose delle singole Regioni, mancano delle disposizioni che siano in grado di contrastare il fenomeno in modo massiccio e significativo.

La norma UNI 10819, che definisce i requisiti degli impianti di illuminazione esterna, per la limitazione della dispersione verso l'alto di flusso luminoso proveniente da sorgenti di luce artificiale, non basta a proteggere il cielo notturno. Ecco perché servono delle misure ancor più stringenti e nette.

O rischieremo di non poter più vedere le stelle.

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