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Amore, destino e droga. Ritorna Morgan Freeman

In "A good person", con Florence Pugh, s'intrecciano tragedie e denuncia delle dipendenze da farmaci

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Non tutti sanno che l'attore protagonista di Scrubs: medici ai primi ferri, Zach Braff è anche un affermato sceneggiatore e regista. Nel 2017 diresse Morgan Freeman, Michael Caine e Alan Arkin nella commedia Insospettabili sospetti. Era il suo terzo lungometraggio dopo La mia vita a Garden State e Wish I was here.

Oggi Braff torna a dirigere Morgan Freeman in A Good Person, questa sera su Sky Cinema e in streaming su Now, un film di buoni sentimenti le cui ottime prove d'attore - di Freeman e soprattutto dell'attrice di Piccole Donne e Black WIdow Florence Pugh - riescono a sopperire alla trama un po' sottotono, scritta dallo stesso Braff.

Allison (la Pugh) è una giovane donna che ha davanti un futuro radioso: ha un fidanzato meraviglioso, una carriera fiorente nella musica, una famiglia e degli amici che la amano. Ma il suo mondo va in mille pezzi quando sopravvive ad un terribile incidente stradale che provoca due morti in famiglia. Tornerà a casa dall'ospedale con una dipendenza da oppioidi e un dolore enorme e irrisolto. Sarà l'improbabile amicizia che stringe con Daniel (Freeman), colui che avrebbe dovuto diventare suo suocero, a darle la possibilità di rimettersi in piedi.

A Good Person è anche un film su quegli attimi che cambiano la vita. Sulle sliding door che ti parano davanti uno scenario idilliaco, oppure la tragedia. «Gli esseri umani pianificano, Dio ride. È un detto a cui mi sento molto vicino», dice Morgan Freeman che non nasconde di aver attinto alla sua personale esperienza. Nel 2008 infatti rimase coinvolto lui stesso in un gravissimo incidente stradale. Da allora Freeman si fa vedere in pubblico con la mano sinistra fasciata da un guanto. L'arto infatti rimase permanentemente danneggiato nell'incidente. La donna che era in auto con lui, Demaris Meyer, lo denunciò. Non subito, però, circa un anno dopo i fatti. Nel film invece le cose vanno nella direzione opposta. Il personaggio interpretato da Freeman si riavvicina alla donna responsabile del suo dolore. La salva e così facendo salva sé stesso. «C'è della bellezza in un'amicizia che nasce nonostante certe circostanze. Due persone che penseresti ormai distanti che invece si aiutano l'un l'altra».

Il film però non racconta solo la storia personale di Alison e Daniel. È anche una denuncia spietata della terribile crisi da oppioidi che interessa l'America da una trentina d'anni a questa parte e che è stata creata negli anni Novanta dalla immissione sul mercato dell'Oxycontin, farmaco a base di oppio in grado di creare una fortissima dipendenza e che era stato commercializzato come senza rischi di assuefazione dalla Purdue, la casa farmaceutica della famiglia Sakler, successivamente coinvolta in un grande scandalo proprio a causa di questa vicenda. Il caso era già stato raccontato due anni fa dalla serie televisiva Dopesick, che vedeva protagonista Michael Keaton.

Nel 2022 negli Stati Uniti più di 110mila persone hanno perso la vita a causa dell'Oxycontin. «Credo che a maggior parte di noi conosca qualcuno che ha o ha avuto problemi di dipendenza. dice Zach Braff . Un fenomeno che è stato acuito dalla pandemia e dall'isolamento che ne è derivato. Per questo ho voluto fare un film che trattasse questi temi. La pandemia, le perdite di vite umane che ne sono derivate e l'epidemia da oppioidi che l'America sta attraversando hanno creato, insieme, una situazione esplosiva che sentivo di voler trasformare in una storia».

Per l'attore e regista è stato un modo di elaborare il suo stesso lutto dopo aver perso un caro amico, nel 2020, proprio a causa del Covid. «Abbiamo vissuto tutti un'enorme tragedia collettiva, forse solo ora ce ne stiamo rendendo conto veramente». Per Florence Pugh il film vuole essere un modo per superarla: «Spero che questo sia il film che ci fa simpatizzare gli uni per gli altri. Che ci fa realizzare quello che abbiamo passato, ovvero tre lunghi anni di perdita.

È il momento di elaborare il lutto e per farlo anche un film può aiutare, immedesimandosi in uno qualsiasi dei personaggi che lo popolano, piangendo e ridendo con loro, provando empatia e gentilezza».

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