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Anche la destra europea si fa delle illusioni sulla Primavera araba

Al Congresso di Marsiglia del Ppe, i leader hanno legittimato "i processi di democrazia", fingendo di non vedere gli estremisti al comando

Anche la destra europea si fa delle illusioni sulla Primavera araba

Se in ambito finanziario ed eco­nomico il nuovo governo Monti dovrebbe affermare una disconti­nuità rispetto al passato, nel rap­porto con i nostri vicini di casa isla­mici possiamo star tranquilli che opererà nel solco della continui­tà. Così come prima eravamo di­sinteressati al rispetto dei diritti fondamentali della persona e ci preoccupavamo esclusivamente delle forniture di petrolio e gas, dell’accesso ai mercati e della di­sponibilità dei fondi sovrani, ora faremo esattamente lo stesso. Ci potrebbe confortare il fatto che siamo tutt’altro che soli, così co­me emerge anche dal Congresso svoltosi a Mar­siglia il 7 e 8 di­cembre del Ppe (Partito Po­polare Euro­peo), a cui ade­ri­sce la maggio­ranza dei capi di stato o di go­verno dell' Unione Euro­pea, ben 16 su 27 . Nel docu­mento conclu­sivo del Ppe si legge: «A segui­to delle prote­ste popolari arabe e dei cambiamenti rivoluzionari, le nostre rela­zioni con i pae­si coinvolti nel­la 'Unione per il Mediterra­neo' deve esse­re ridefinito. Il nostro scopo ri­mane assicurare la democrazia, la prosperità e la stabilità nella re­gione. Così l'Ue deve sostenere la transizione democratica nella parte meridionale della regione. In questo senso il nostro obiettivo per il nuovo partenariato euro­mediterraneo è di un nuovo qua­dro di cooperazione al fine di raf­forzare le nuove democrazie e di fornire una nuova piattaforma per le relazioni politiche e la coo­perazione economica».

I regimi islamici sarebbero le «nuove democrazie»? Fino a ieri aderivano al Ppe i partiti di Muba­rak, Ben Ali, Gheddafi, Assad e ve­nivano considerati «democrati­ci ». Oggi si volta pagina: benvenu­ti i partiti islamici!

Quando i dittatori militari era­no ben saldi al potere sulla spon­da mer­idionale e orientale del Me­diterraneo li legittimavamo e cor­teggiavamo qualificandoli laici, moderati, alleati dell'Occidente sia nel conflitto ideologico con gli integralisti islamici sia nella guer­ra terroristica scatenata dai fana­ti­ci di Allah che applicano alla lette­ra ciò che è scritto nel Corano e ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Ora che gli integralisti islamici stanno conquistando il potere strumentalizzando il rito delle ele­zioni senza condividere i valori fondanti della democrazia, li stia­mo legittimando e corteggiando qualificandoli come laici, mode­rati, alleati dell'Occidente sia con­tro i dittatori militari sia contro i terroristi islamici, assicurandoci quei beni materiali e quel denaro che sono quanto più di altro ci sta a cuore, ciò che ispira la nostra po­litica internazionale e, di fatto, la ragione con cui ormai concepia­mo la nostra stessa vita.

Diciamo pure che se pur di far primeggiare il dio denaro siamo pronti a subire sulla nostra pelle la più vessatoria delle manovre eco­nomiche, persino a modificarci geneticamente trasformandoci da persone raziocinanti e creden­ti in individui produttori e consu­matori, invece di fronte al dio isla­mico Allah ci limitiamo a prostrar­ci confidando nella benevolenza dei suoi adoratori ma senza azzar­darci di offendere la loro ideolo­gia o di urtare la loro suscettibilità.
Anzi diciamo loro che sono sem­pre i migliori e che non nutriamo alcun dubbio sulla loro credibili­tà.

Ebbene oggi il governo Monti, certamente in linea con le diretti­ve impartite dagli Stati Uniti e con­divise dall'insieme dell'Unione Europea, si sta comportando con la stessa concezione data da Chur­chill della persona conciliante: «Uno che nutre un coccodrillo nel­la speranza che questo lo mangi per ultimo». Il ministro degli Este­ri Te­rzi si è recato ad Ankara osan­nando Erdogan e reiterando l’ap­pello all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.Ma è consa­pevole che Erdogan mira a riesu­mare un neo-califfato islamico che finirà per costituire la princi­pale minaccia all'Europa? Terzi ha appena incontrato alla Farnesi­na gli oppositori ad Assad del «Consiglio nazionale siriano»assi­curando loro l'impegno a inaspri­re le sanzioni per far prevalere la democrazia. Gli consigliamo di in­contrarsi sep­aratamente con i rap­presentanti dei due milioni e mez­zo di cristiani siriani che stanno fuggendo dal Paese perché temo­no seriamente per la loro vita qua­lora i Fratelli Musulmani, che so­no il vero burattinaio della rivolta popolare, dovessero conquistare il potere. Incontri anche i cristiani in fuga dall'Egitto dove le «libere elezioni» hanno finora fatto emer­gere una netta maggioranza dei Fratelli Musulmani, che oggi defi­niamo moderati, unitamente ai salafiti, che consideriamo più ra­dicali ma pur sempre espressione della legalità democratica.

Per assecondare la nostra fame di denaro e contenere la nostra pa­ura dei vicini di casa irruenti fino alla violenza cieca, abbiamo tradi­to i dittatori militari e oggi legitti­miamo i novelli dittatori islamici. Finora abbiamo acconsentito che a pagare il conto della nostra spre­gi­udicatezza e della nostra viltà si­ano i cristiani, gli ebrei, Israele, le donne musulmane, i laici, gli intel­lettuali, gli agnostici e i non cre­denti.

Ma presto toccherà a noi fron­teggiare il coccodrillo islamico: quando non avremo prede da im­­molare sull'altare di Allah, per noi non ci sarà scampo. 

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